Eccoci al Liberty, ammodernato a settembre 2016 dallo chef Andrea Provenzani con nuovi arredi e un menu che presenta qualche innovazione rispetto al passato. Siamo qui per la solita cena Cinzia de Danzica che non ricordiamo nemmeno se fosse dedicata all’amante di qualcuno di noi o alle politiche espansionistiche della Germania nazista.
Siamo in otto e siamo davvero affamati: possiamo scandagliare il menu come nemmeno la Michelin riuscirebbe a sognare. Apprezziamo subito un’atmosfera più moderna, internazionale, le luci soffuse, lampade déco, e stampe liberty incorniciate come fossero lavori di Simon Starling (deve averle fatte Cecé Casile), ma a convincerci più di ogni altra cosa è la grande parete di mattoni facciavista perché, lo san tutti, il Beldì si vede dal mattone.
Come ogni ristorante che si rispetti, c’è una lista di cocktail stringatissima. Lo Spritz lo fanno con l’Aperol, usano l’Hendrick’s per il Martini e il Gin Tonic lo aromatizzano allo zenzero. Buon motivo per prendere un Pimm’s, che ci ricorda una gita a Glyndebourne e introduce gli argomenti della sera: la lirica, la sinfonica e la danza classica.
L’appetizer è un barattolo con ciuffetti di gambero, pomodoro dolce e spezie, davvero delizioso. Il mio amichetto del cuore ordina subito del vino rosso (nebbiolo Rocche dei Manzoni, sempre una certezza): una vera fortuna perché in cucina s’incarta qualcosa e l’antipasto arriva dopo un’ora. Ottime le Alici “Beccafico” ma apprezziamo soprattutto i Tortelli arrosto, ripieni di zucca e curcuma con cipolle, curry, finferli e vongole veraci, ottimamente decorati ma serviti su un piatto rettangolare che non piacerebbe ai talebani del tondo.
L’atmosfera è ridanciana. La capobrigata prende la Melanzana laccata con raspadura di Pecorino, clementine piccanti e fiore di cappero, fa il segno della lacca spray e ne ha ben donde: ha una pettinatura perfetta, biondissima, manco fosse uscita dalla pubblicità della Wella. La mia scelta sembrerebbe la migliore: la crema di mais fresco alla vaniglia e calamari, dolce, consistente, mi ricorda i pomeriggi tra le pannocchie e ci fa venir voglia di una gita a Tanglewood, vicino Boston, per un festival operistico in cui il Maestro avrà occasione di sfoggiare il suo smoking estivo.
C’è troppo rumore, è una caratteristica ormai diffusa. Secondo il pianista, le cui bretelle liberty dimostrano un’impareggiabile filologia, è tutta colpa del soppalco che fa un po’ Fresco & Cimmino, ristorante ben noto agli scaligeri. Anche nella scelta dei primi dimostra un incredibile acume: le Linguine integrali ai ricci di mare con coriandolo, lime e pistacchi, in questo mio tempo tutto proteso verso i ricci, mi sembra il piatto migliore al mondo e mi fa venire ancora più desiderio di amore e di scoglietti lontani.
Il migliore tra i secondi è forse il Manzo all’olio, black angus, cotto in olio aromatico, fondo di versure e testa di fungo porcino alla genovese, si scioglie semplicemente in bocca. Per fortuna è un tavolo generoso che non disdegna gli scambi di bocconi: è molto amata la mia Costoletta alta di vitello rosa alla milanese con patate croccanti e pomodoro dolce, morbida e altissima, con impanatura croccante tagliata con un coltello Le Thiers, eccellenza della coltelleria francese. Devo comprarne un set completo non appena l’architetto, finalmente, avrà finito di ristrutturarmi casa.
Il dolce più spettacolare è lo Smoke, un cilindro croccante ripieno di cremoso al tabacco, su gelato fior di panna e crema inglese al caffè, servito in cloche trasparente per proteggere l’affumicatura. Mi ricorda il Seviche Mary del Nikuda de Edem, di cui leggerete appena Simo Pastu si deciderà a pubblicare la mia guida ai cocktail bar di Mosca.
Gli amanti dei giochi di parole scelgono il Libertyramisù ma il dolce più interessante, nella sua semplicità, è il Sorbetto di limone con limoncello e panna montata, metafora di leggerezza che il nostro avvocato, appassionata di danza e volteggi, ordina e gusta senza colpo ferire. Illuminata da tanta generosità, si mette a parlare di Carla Fracci, quando tanti anni fa era giovane e bella e sapeva ancora danzare. Mi dicono che nei prossimi giorni sarà sul palco del San Carlo di Napoli: la gerontofilia non smette di trionfare.
Corrado Beldì