Il Pånt dla Biånnda
La parte del canale Navile prossima al ponte era ormai una discarica abusiva quando un manipolo di bolognesi, fra pensionati e cinquantenni al seguito del prode Fausto Carpani, decisero di trasformare quella zona in un’opportunità sia per loro che per la città. Il Ponte della Bionda è dal 2004 un’arena per spettacoli guidata dall’omonima associazione, che si occupa sia della programmazione che del fritto (solo crescentine) presso lo stand gastronomico. Una sorta di sagra lunga un mese anima ogni anno da fine giugno a fine luglio quella Corticella un tempo dimenticata. Un quadro tipico emiliano dove potreste imparare il dialetto e trovare il miglior posto per mangiare all’aperto.
La storia della bionda
La bionda, racconta la leggenda, esisteva davvero ed era il ristoro “amoroso” dei barcaioli che venivano dalla bassa per raggiungere l’Adriatico attraverso il Navile.
Il ponte risale alla fine del Seicento e dopo quasi un secolo di incuria è stato recuperato e riaperto al passaggio nel 2004. A custodirlo oggi, oltre all’associazione, ci sono le pantegane. Meglio non farle arrabbiare.
Le crescentine
Qual è il segreto della crescentina perfetta? Chiedetelo alle instancabili ‘zdaure del Ponte della Bionda, che per oltre 30 giorni consecutivi ne sfornano a centinaia, immerse in afrodisiaci fumi di olio fritto. Per condirle squacquerone e salumi, friggione o Nutella. Poi vino bianco o rosso, al massimo una birra. Una semplicità che costa poco e fa bene al cuore. In senso metaforico.
Gli eventi
Con una crescentina in mano, l’interesse per gli spettacoli diventa relativo. Quelli in dialetto bolognese richiedono troppa concentrazione. L’importante è ridere con gli altri per non sembrare maleducati o beccare le serate con l’ospite d’onore Giorgio Comaschi, il jazz o i burattini (tutto il programma è sul loro sito). Ma potrebbe bastare la scenografia felliniana che vi circonda.