Negli anni Cinquanta, quando la Velasca fu progettata e poi costruita, i grattacieli erano una cosa seria, appartenevano a un genere codificatissimo dal linguaggio razionalista, e con loro c’era poco da scherzare. Quindi il disegno dei BBPR, i più amati tra gli architetti del dopoguerra, fu uno choc per i contemporanei: per i tradizionalisti, che naturalmente non vedevano di buon occhio il torracchione, ma soprattutto per i seguaci dell’ortodossia razionalista, che fecero uno scandalo di questo “fungone”, tenuto su da terribili “giarrettiere”, e che, al di là degli scherzi triviali, osava citare l’antico, la Torre del Filarete del Castello Sforzesco. Oggi, dopo decenni di postmoderno, sembra assurdo, ma allora la tabula rasa era dogma.
Noi, che aborriamo la volgarità del citazionismo postmodern, ma che siamo anche ovviamente liberi da qualsiasi idea di sterile purezza, amiamo la Velasca senza riserve.
Lucia Tozzi