Manca poco più di una settimana a Natale e anche questa volta i buoni propositi di comprare i regali per tempo, dedicando un tot di spazio mentale per fare dei regali mirati ma in un ragionevole raggio di prezzo, stanno sfumando oltre le aspettative. Iniziano quindi le ronde post lavoro, in quelle vie piene di vetrine pronte a togliere qualunque tipo di entusiasmo al concetto di regalo. Il cervello bombardato di stimoli rischierà di ripiegare tristemente sul bagnoschiuma con i glitter per la mamma e il dopobarba per lo zio.
Non c’è dubbio che sia l’una che l’altro abbiano sempre bisogno rispettivamente di lavarsi e farsi la barba, magari però con l’arrivo di una certa età sentono anche di essere in grado di scegliere che profumo mettersi addosso. Voi invece potreste selezionare la colonna sonora con cui possono fare tutte queste operazioni. Ecco quindi Zero in versione consigli/lettera di Babbo Natale, con una selezione di dischi belli e preziosi pubblicati quest’anno da artiste, artisti e etichette italiane. Il tutto condito dal tentativo di tracciare il profilo psicologico perfetto del destinatario o la destinataria del regalo, per una bella figura quasi assicurata.
E poi un giro in un negozio di dischi fa sempre bene, che sia Serendeepity a Milano, il Disco D’Oro a Bologna o il Mangiadischi a Roma, per scavare fra antico e nuovo al di là di questa selezione. Se invece riceverete qualcuno di questi dischi a quel punto vi sarà chiaro che cosa i vostri amici e parenti pensano di voi.
ABDULLAH MINIAWY – NIGMAENIGMA أنيجم النَجم
L’ultima release della label Hundebiss arriva dall’egitto con un lavoro introspettivo di Abdullah Miniawy, una ricerca attraverso voce, modulari, sample che arrivano da stazioni radio e camminate solitarie per le strade di Parigi. Un ascolto da fare in silenzio, potenzialmente in solitaria, in un interno. Ideale per il tuo parente che parla poco e ha un background musicale artsy da aggiornare.
Merchants è il progetto nato dalle teste di Alberto Ricca aka Bienoise e Davide Amici, due musicisti all’attivo con una serie di progetti da tempo. Dopo un primo lavoro pubblicato con Yerevan Tapes, Marrow, uscito con Artetetra, è un’esplorazione psicogeografica in cui coesistono differenti ere e tecnologie, unendo l’immaginario dell’underground digitale e il bisogno universale di narrative mitologiche. A scelta da acquistare per il cugino nerd che vive nel mondo dei videogiochi o la parente appena tornata dal viaggio spirituale che ha bisogno di riconnettersi col digitale.
ANDREA BURELLI – MYSTIC SONICS FOR POEMS
Andrea Burelli è un’artista italiana di stanza a Berlino che focalizza la sua ricerca su ballate inevitabilmente e senza paura emo, intonate con un virtuosismo vocale sorprententemente classico e strutturato. Il disco intreccia poliritmiche complesse e strutture di estrema semplicità, esattamente come le emozioni più spontanee. Da regalare a chi non ha paura di stare male per amore.
I HATE MY VILLAGE – NEVER MIND THE TEMPO
Nella sordina delle uscite di quest’anno il complesso I Hate My Village continua a regalare le sue perle di psichedelia. Il fatto che i membri del gruppo arrivino tutti da progetti musicali che strizzano gli occhi al pop permette di muoversi in una libertà estrema nell’orientamento del progetto, che disegna una psichedelia beatlesiana senza tempo con vari layer di complessità. Da regalare allo zio che il weekend suona ancora in giro con il suo gruppo di cover a cui i Verdena sono sempre piaciuti.
Che nell’ecosistema hip hop italiano sia difficile trovare voci e personalità femminili è la mezza verità che passa dalle voci delle persone che ci arrivano attraverso grandi eventi e circuiti che portano con sè delle dinamiche già prefissate. Che il genere porti in sè le tematiche tipiche maschili è fuori dubbio, forse proprio per questo sentire la voce di ALDA nel suo nuovo disco parlare con rabbia di abusi e autocoscienza apre un solco nella percezione del genere. Grazie ALDA. Per tua nipote appena maggiorenne che si sta affacciando alla condizione femminile contemporanea.
L’ultimo lavoro di Jonathan Clancy, la mente dietro l’iconica label bolognese Maple Death, riunisce una serie di personalità importanti nell’universo dell’etichetta e di un certo tipo di musica in senso più ampio: da Fera, a Enrico Gabrielli, a Stefano Pilia e Andrea Belfi. Ispirato da Gli Sprecati, il fumetto di Michelangelo Setola, il risultato è una serie di campi lunghi immersivi che creano scenari densi di immaginario. Per chi viaggia tanto in macchina.
Piccola e rara stella nascente del (quasi inesistente) panorama egg-punk italiano, Sleap-e è un progetto che da qualche anno a Bologna fa parlare di sè. La spontaneità del tutto, immerso in un lo-fi che permea sia i suoni che i video di riferimento, riporta alla dolcezza di una post adolescenza passata fra la cameretta e i portici emiliani in un momento storico passato non definito. Per chi è nostalgico.
ADMIRAL – DO YOU WANT TO SIT ON THE GREEN?
È un disco che illude l’ascoltatore, convincendolo di essere in grado di prevedere la prossima invenzione. Invece il trip in cui trascina il progetto di Adam (romano di base a Londra) svolta sempre nella direzione più imprevista, lasciando a più riprese con il piacere dello spaesamento puro. Ci sono bassi fatti di gomma, chitarre coloratissime uscite da un cartone animato, un piano rhodes virtuoso e morbidissimo. Tutto è impiastricciato di una patina vintage e futuristica allo stesso tempo. Insomma, piani di realtà che si sovrappongono: un bellissimo viaggio psichedelico tra jazz lo-fi, indie, elettronica e tutto ciò che c’è di mezzo. Per il cugino con cui dopo pranzo si vanno a fare le “””passeggiate””” rilassanti.
Siciliano e inglese si intrecciano in un botta e risposta onirico. Gli stacchi ritmici tirano dentro, le armonie fanno brillare le orecchie, i bassi potenti fanno ballare assieme alle batterie serratissime. Questo lato A/B è stato la prima uscita discografica firmata ODD Clique, etichetta musicale del collettivo romano. Un Rbsn in grande spolvero aiutato da una band di musicisti eccezionali e dalla collaborazione illuminante con l’ormai sicurezza Marco Castello. Da suonare a cena con i parenti per mettere d’accordo tutti e lasciarlo a casa di nonna per l’anno successivo.
“Circe” è il terzo album del progetto Storytellers, il primo con questa formazione allargata che riunisce alcuni dei migliori musicisti di base a Roma. Un disco che alla base della sua orchestrazione ha tanto la struttura del “Grillo” di Plutarco quanto il genio di Duke Ellington nell’arrangiamento dell’orchestra jazz. Un’operetta, che rompe i canoni occidentali con leggerezza e decisione, grazie a musica profonda, colta e divertente. Si può comprare solo in CD quindi regalatelo a vostro padre: di sicuro ha un lettore cd buttato da qualche parte e finalmente avrete un argomento nuovo di cui discutere a pranzo il giorno dopo.
Colorati, anarchici orchestratori di caos tra afrobeat e punk, il collettivo milanese con l’ultimo album ha superato anche i confini nazionali. Una festa in maschera alla quale partecipano il poeta anglo-nigeriano Joshua Idehen e l’artista italo-tunisino Rabii Brahim. Da regalare alla zia gentile e un po’ hippie che vi chiede sempre con interesse come va il vostro lavoro, incomprensibile al resto della famiglia. Magari portatela anche al prossimo concerto della Amebe, vi assicuriamo che non aspetta altro.
Si “sente” la stanza, in modo fisico, e non è una stanza qualunque: a riflettere i suoni infatti sono i muri del Fanfulla. Il luogo in cui il progetto è nato, cresciuto e continua a svilupparsi. L’assenza di dub promessa dal titolo è fortunatamente smentita a partire dalla prima traccia. Bassi ipnotici e voci distorte, riverberi caustici, psichedelia no-jazz, marcissimi pianoforti elettrici. Funk anni Settanta o semplicemente anni Zero in salsa Fanfulliana. Da regalare a vostra sorella o vostro fratello per convincerl* a fare serata con voi.
CAM SUGAR – TROPICALE / MALEDETTA DISCOTECA – OPERAZIONE SOLE
Due raccolte piene di differenze ma dal dna assolutamente simile. All’italianità preponderante che si sprigiona da melodie e testi si uniscono ritmi e suoni che vengono da lontano, in primis dai caraibi. Brani tra gli anni Cinquanta e Ottanta scritti da geni riconosciuti in tutto il mondo come Morricone e Trovajoli o da compositori più oscuri ma altrettanto rappresentativi. Due dischi pieni di sole, buona musica e leggerezza da regalare a nonna e mamma per farle sentire di nuovo giovani e abbronzate.
IOSONOUNCANE – BERLINGUER – LA GRANDE AMBIZIONE
Le bandiere rosse, la folla che si stringe attorno al feretro, mentre la voce di Daniela Pes vola insieme all’anima dell’ultimo grande uomo politico del nostro Paese. Se il finale del film di Andrea Segre, Berlinguer – La grande ambizione, che ripercorre attraverso alcuni filmati d’archivio il funerale del grande segretario dei PCI, vi ha fatto (o farà) piangere di brutto, la colonna sonora di Iosonouncane è capace di riverberare all’infinito quella sensazione che è un misto di nostalgia e smarrimento. Oltre a richiamare le radici pastorali della Sardegna (terra natia non solo di Berlinguer, ma anche di Jacopo Incani e la stessa Daniela Pes), il tema principale sembra una variazione di Fischia il vento che parte intonata dalla Bena, strumento primitivo sardo ricavato dalla canna palustre, e arricchito via via dagli arrangiamenti di Incani, con i suoni del suo album IRA che sono sempre ben riconoscibili. Da regalare allo zio che è rimasto agli Inti Illimani.