Da archivio a spazio di formazione, cultura e lavoro. Da giovedì 2 ottobre, con un weekend di eventi e iniziative che proseguiranno per tutto il mese, inaugura ufficialmente la nuova sede della cooperativa sociale Baumhaus in via Jacopo Barozzi 3/P, a pochi passi dalla Stazione Centrale di Bologna, in un immobile per anni sottoutilizzato di proprietà de L’Operosa, una società per azioni che si occupa di facility management.
Dopo una riqualificazione durata quattro anni e grazie a un comodato gratuito lungo 14 anni, Baumhaus proseguirà da qui le sue attività di formazione, orientamento e transizione lavorativa, prevalentemente orientate alle nuove generazioni e a persone considerate svantaggiate (in particolare persone con disabilità, persone detenute ed ex detenute), accanto a una serie di iniziative culturali che da sempre caratterizzano la cooperativa.
«Tutto è nato grazie al passaparola – raccontano Anna Romani e Luca Padova: Anna lavorava per Kilowatt e L’Operosa si era rivolta a loro per capire se ci fosse la possibilità di trasformare un archivio ormai sottoutilizzato. Da lì è nato un dialogo che si è concretizzato nella concessione in comodato d’uso gratuito per 14 anni (di cui 4 già trascorsi tra progettazione, cantiere e castelli di burocrazia decisamente kafkiani). Da parte nostra ci siamo presi l’impegno di ristrutturare l’edificio in uno spazio dove poter mettere a terra delle progettualità concrete per i nostri pubblici di riferimento: in particolare giovani e persone ai margini del potere sociale ed economico.»
Si tratta, quindi, di un modello di partnership tra una realtà privata e una non profit che, secondo Romani e Padova, è una novità nel contesto attuale: «C’è un elemento a cui non siamo abituati: che qualcuno di molto “grande” (e non pubblico) collabori con qualcuno di decisamente più “piccolo”. Non per realizzare un’operazione marcatamente commerciale, ma per ricreare uno spazio in cui le persone – soprattutto quelle senza capitale economico o relazionale di partenza – possano essere riconosciute come soggetti con desideri da mettere al centro del discorso pubblico e gusti culturali da coltivare e rivendicare, che possono fare bene a tuttɜ, non solo a loro.»
All’interno troverà posto anche lo shop mobile di Gomito a Gomito, il brand di sartoria sostenibile e solidale gestito da Cooperativa Siamo Qua, che dal 2010 realizza percorsi di formazione e lavoro con le donne detenute ed ex-detenute della Sezione Penale Femminile del Carcere della Dozza. Il punto vendita aprirà ufficialmente il 2 ottobre e sarà accessibile in giorni selezionati della settimana, con borse, zaini e accessori realizzati a partire da rimanenze tessili donate dalle aziende del territorio.
«L’idea è che che proprio GaG possa diventare un modello di impresa formativa di transizione, dove le persone più giovani abbiano la possibilità di sperimentarsi al di fuori di logiche immediatamente produttive.»
Oltre a loro, ci saranno anche alcuni corsi del centro di formazione professionale CIOFS Emilia Romagna– “Operatore del Punto Vendita” e 1cinquantesimo, una cooperativa di fotografi e videomaker fondata da Margherita Caprilli ed Elia Andreotti. «Altre ancora sono le partnership con cui stiamo immaginando le attività e la programmazione culturale, come quella con il collettivo Sumo, oppure le realtà che ci stanno supportando concretamente, come Kilowatt, la videofactory Undervilla o Fermento.»
Il cantiere ha comportato un investimento complessivo di oltre 650.000 € e il risultato è uno spazio di 320 mq, suddiviso in tre aree modulabili, con un’area esterna di circa 200 mq.
«Una parte del denaro è arrivata dal Superbonus 110% dedicato alle Onlus, come noi che siamo una cooperativa sociale e che ha sostenuto in particolare gli interventi di riqualificazione energetica e di efficientamento antisismico, terminati nel 2023. Il resto dei lavori, tra cui la nuova distribuzione degli spazi, gli investimenti per la sicurezza, l’insonorizzazione, gli impianti e gli allestimenti sono coperti in parte con risorse proprie della cooperativa, mentre la quota più consistente sarà sostenuta da finanziamenti bancari da restituire nei prossimi dieci anni. Proprio per affrontare questa sfida di sostenibilità economica, la nuova sede avrà un modello gestionale che bilancia attività ad accesso gratuito per le persone a cui ci rivolgiamo, con attività a pagamento – come l’affitto per workshop, meeting aziendali ed eventi culturali – così da garantire anche un mix di pubblici.»
Baumhaus sarà, quindi, anche un nuovo spazio culturale a tutti gli effetti, come dimostrano i primi tre giorni di iniziative e le anticipazioni sulla stagione. Da giovedì 2 a sabato 4 ottobre si alterneranno talk, live e dj set con ospiti come Tare, Archivio Futuro, Ssaramood, Lorenzo BITW e Deda.
«Prima di tutto – continuano Anna Romani e Luca Padova – verrà la formazione, ma vorremmo che fosse sempre di più connessa alla programmazione culturale. Già alcuni dei nostri percorsi formativi (es. Freewear Academy), infatti, si concludono con produzioni a tutti gli effetti. Se le cosiddette industrie culturali e creative restano tra i settori più escludenti da un punto di vista di classe e di provenienza geografica di chi ci lavora, è perché chi si può permettere di studiare in questo ambito (e di fare anni di “gavetta”) viene già da un background privilegiato. Mancano quindi luoghi di passaggio, di transizione, dove ci si possa sperimentare in questi ambiti, ci piacerebbe pensare che la nuova sede diventi uno di questi luoghi. La programmazione sarà quindi ibrida, fatta di momenti di approfondimento, concerti, performance, talk e workshop. Non ci interessa fare “intrattenimento” fine a sé stesso: ci piace costruire occasioni che intrecciano linguaggi diversi. L’obiettivo non è creare una “bolla culturale”, ma un ecosistema dove formazione, musica, moda, giustizia sociale, carcere e lavoro si parlano continuamente.»
La stagione proseguirà, infatti, con una programmazione che unisce musica e approfondimento. Quindi ospiti come gli Spain (Los Angeles), Aquiles Navarro, (trombettista canadese-panamense) o Claver Gold (venerdì 10 ottobre) ma anche l’anteprima della capsule collection di moda non binaria e circolare, ispirata alle città di Bologna, Berlino e Barcellona e realizzata grazie al progetto Creative Europe ARCA – Agender Circular Apparel, eventi per pubblici solitamente esclusi dalle fasce orarie serali, come il concerto Canzonine di Enrico Gabrielli, pensato adultɜ e bambinɜ, con area kids a cura di Mørbidö, e appuntamenti di riflessione e dibattito.
«Avere uno spazio come questo – concludono – ci dà la possibilità di guardare un po’ più lontano per affrontare questioni anche più complesse e radicali. Intrecciare molti mondi per noi non rappresenta solo una sfida ma una necessità da sperimentare. Perché avere un posto dove stare – come sa bene chi non riesce a trovare una casa o non ha la cittadinanza – significa non solo dover pensare ai bisogni primari, ma anche trovare il tempo – e lo spazio – per potersi re-immaginare, individualmente e collettivamente. Perché non è una questione di merito, ma di giustizia sociale.»