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Bologna e la sua provincia viste dalla cantautrice Gaia Banfi

Written by Gaia Banfi il 13 May 2025

Foto di Gloria Capirossi

La cantautrice, produttrice e polistrumentista Gaia Banfi, nata a Milano, vive ormai da anni a Bologna. Il suo nuovo disco La Maccaia, è uscito il 4 aprile scorso per Trovarobato e sarà presentato in prima italiana venerdì 16 maggio all’interno di MONSONICA la nuova rassegna di Fermento in Villa e Baumhaus, presso Villa Angeletti.

Tra pop, canzone d’autore ed elettronica, La Maccaia fa riferimento a una particolare condizione meteorologica che si verifica esclusivamente nel Golfo di Genova – città dove Gaia ha vissuto molta della sua infanzia – quando il cielo si copre e l’umidità raggiunge livelli elevati creando una sorta di substrato nebbioso che cavalca il mare e si confonde con esso. Un luogo e uno scenario eterei che qui però rappresentano una dimensione simbolica in cui ognuno può riconoscersi, attraverso sette brani in cui prendono voce tutte quelle malinconie che si gonfiano man mano che si cresce.

Ma non è di Genova che le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa, ma della sua nuova città adottiva, Bologna e della sua provincia dove ha vissuto per un po’, tra parole e fotografie.


Oggi vorrei parlare di Bologna, la città che mi ospita da ormai 8 anni, da un’altra prospettiva, da un altro spiraglio della fotocamera.
La galleria del mio telefono ha smesso di essere piena di foto di portici e situazioni da città, da quando mi sono trasferita lontano dal rumore, il caos e la frenesia del centro.
È successo circa tre anni fa. E, come spesso accade con le cose più belle, è arrivato un po’ per caso.
Mi sono ritrovata a vivere in questo paesino della provincia di Bologna, non lontano da Castenaso, un po’ immersa nei campi, un po’ tra grosse aziende e piccole industrie.
Non ero abituata e all’inizio non è stato semplice: dover prendere la macchina per andare a fare la spesa, o per andare a bere una birra con gli amici.
Ci è voluto un po’ di tempo, ma non troppo.
Sono stata inglobata quasi immediatamente da un elemento a cui spesso non facciamo caso quando viviamo in città e che all’inizio fa anche un po’ paura, ma che quando ti avvolge, non puoi più farne a meno: il silenzio.
Circondata da alberi, e alberi, e prati, e vento, riscopri piccoli momenti di intimità che in città non vivresti mai.
Devi andare a cercarli, di solito, la sera, quando si rintanano tutti.

Non voglio essere fraintesa; il centro di Bologna è il mio posto del cuore. Ho sempre ammirato quei paesaggi, adorato camminare per ore ed essere costantemente circondata da bellezza; architettura arancione e uniforme.
Ma da quando mi sono spostata ho scoperto la parte ruvida, umile e sincera della Bologna un po’ di un tempo.
Ho vissuto il dialetto, che hanno provato ad insegnarmi, ma con scarsissimi risultati. Ho assaggiato i veri tortellini, il vero ragù, di quelli fatti in casa.
Ho percorso chilometri di macchina, circondati dalla bellezza dei campi che al cambiare delle stagione, cambiano colore.
Sono tornata a casa nella nebbia fitta, spesso perdendomi nelle strade vuote.
Qui mi sono un po’ riscoperta; ho riscoperto l’importanza di avere attorno a me la possibilità anche di non avere niente e di non dover dire niente. Ed essere comunque tranquilla.
Qui ho iniziato a scrivere il mio disco, La Maccaia. E Se non avessi avuto attorno a me questo spazio, probabilmente molte delle cose che ho fatto non sarebbero nate.
Affacciarmi alla finestra dello studio e guardare quell’albero vuoto per momenti e momenti, in cerca di parole, suggestioni, ispirazione, è tutto ciò di cui ho avuto bisogno per essere concentrata e, allo stesso tempo, tremendamente persa.

La cosa buffa è che oggi sto scrivendo dal bagno di questa casa ma è l’ultima doccia qui: mi sto ritrasferendo e, di nuovo casualmente, la mia vita ritorna in centro, proprio vicino alle due Torri. La vita spesso è assurda!
Ora ritorno alla città con occhi carichi di spazio, che hanno potuto guardare le cose con calma, senza la fretta di spostarsi, ma sapendo di avere la libertà di guardare un punto fisso e perdercisi. Ritorno in città con grandissima voglia di ritrovare le cose che già conosco in maniera diversa e non aver paura di correre da nessuna parte.
Ad accompagnare questo racconto, qualche foto che è partita con me dall’inizio di questo piccolo viaggio fino alla fine, che è dove sono oggi.