Anversa mi ha sorpresa. La città più grande delle Fiandre, regione a nord del Belgio, si è rivelata la meta perfetta per una dolce fuga di fine autunno, complice un meteo ancora clemente, larghi viali alberati ricoperti di foglie brune rese dorate dal sole, distanze a misura di passeggiata e la calma che pervade solo le città sull’acqua. Il fiume Schelda si apre in uno dei porti più importanti d’Europa, all’inizio di un profondo estuario navigabile, oggi valorizzato da alcuni edifici contemporanei come il MAS, museo sull’acqua e Port House di Zaha Hadid. Costeggia il centro storico offrendo un lungo percorso pedonale che conduce fino alla parte più nuova del quartiere Zuid, pieno di vita e ricco di spazi espositivi dedicati all’arte, al design e alla fotografia.
Sono arrivata ad Anversa proprio sulle tracce di un moderno pittore fiammingo, James Ensor. Il 2024 è infatti un anno molto speciale per le Fiandre: è diventato l’anno di Ensor, pittore nato a Ostenda nel 1860 e ivi scomparso nel 1949. Pioniere del linguaggio grottesco e caricaturale, nutre il suo pennello con la conoscenza delle opere di Gustave Courbet, Edouard Manet, Claude Monet e Auguste Renoir, rimescolando riferimenti e influenze in uno stile unico. L’anno di Ensor è iniziato proprio a Ostenda – cittadina della costa fiamminga che nella seconda metà del XIX secolo si distingue per essere una mondana località di villeggiatura – proseguito a Bruxelles e culminato quest’autunno ad Anversa. Fino ai primi mesi del prossimo anno, sono visitabili addirittura quattro mostre in altrettanti musei cittadini, capaci di approfondire, secondo le specializzazioni di ognuno, diversi aspetti dell’opera di questo curioso pittore ribelle. Infatti, Ensor ha vissuto quel periodo speciale di evoluzione e rimodellamento che ha traghettato la cultura europea dal XIX al XX secolo, attraversandolo con entusiasmo, dedicandosi alla pittura e all’incisione, al disegno e al collage, alla composizione e al teatro, sempre dal suo studio nella mansarda della casa di Ostenda.
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Arrivata nel cuore della città, bevo un caffè da Tartoer e, prima di iniziare il percorso dedicato a Ensor, porto i miei omaggi ai simboli cittadini: la maestosa cattedrale fiamminga e la piazza Grote Markt con la sua famosa fontana dedicata a Silvio Brabone, mitologico soldato romano che sconfisse un gigante. Cammino verso Zuid: è una buona idea iniziare l’anno ensoriano dal KMSKA, il Museo Reale di Belle Arti, imponente palazzo nel cuore di questo delizioso quartiere. Qui è presentata la mostra In your Wildest Dreams. Ensor Beyond Impressionism, dettagliata ed esaustiva antologica che racconta vita e carriera di James Ensor, perfetta per scoprire il nostro pittore (visitabile fino al 19 gennaio 2025). Vi sono riunite opere già presenti nelle collezioni del museo, che vengono accostate a importantissimi prestiti, come il disegno di grande formato Le tentazioni di S. Antonio, delicato e prezioso collage di decine e decine di piccoli fogli, che arriva da Chicago e chissà quando sarà nuovamente esposto. Per essere ateo e forse anticlericale, Ensor si rivolge spesso a soggetti religiosi, demistificandoli. Se siete in città il giovedì, ricordate che il museo rimane aperto fino a sera, permettendovi non solo di visitare le mostre fuori orario, ma spesso di assistere a performance musicali o incontri.
Se invece lo visitate una mattina, usciti dal KMSKA è comodo proseguire verso il museo di fotografia, FOMU, che si trova a pochi passi di distanza. Non disdegnate il FOMUcafè per un pranzo veloce su un tavolino blu, al sole, con una crema di zucca accompagnata da rye bread. Io me lo ricorderò come uno dei momenti di maggiore benessere di quest’autunno. Non tralasciate nemmeno un giro nel bookshop, ricco di tante novità editoriali legate alla fotografia ma non solo, e divertenti articoli da regalo. A questo punto è ora di visitare il museo, seconda tappa dell’anno di Ensor. Eppure al FOMU non troverete esposte opere di James Ensor, ma una retrospettiva estremamente accurata dedicata a Cindy Sherman, aperta fino al 2 febbraio 2025. Una volta conclusa la visita, sono sicura che non avrete più alcun dubbio del legame che intercorre tra questi due artisti, pur lontani per cronologie, stile e intenzioni. Guardando le grandi fotografie in cui Sherman si ritrae travestita, deformata da trucchi oppure rimodellata digitalmente, affiora un chiaro filo rosso che la ricollega alle maschere ensoriane. Sherman è un’artista che, come tanti durante il XX secolo, si sono rivolti al trucco, alla maschera e al travestimento, così come all’autoritratto, facendone il pilastro della propria pratica artistica: un caso esemplare per riflettere sull’attualità e sull’eredità di Ensor. Dalla prima sala, una morbida capsula rosa che contiene i lavori d’esordio, si sale alla mostra Anti-fashion dove viene approfondito il rapporto di Sherman con la moda, le commissioni e le censure dei brand e dei magazine internazionali più importanti. Un’altra occasione per imparare qualcosa, sensazione che tornerà come un leitmotiv anche durante le altre due tappe dell’anno di Ensor, che mi tengo per la seconda giornata in città.
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Seguendo l’istinto di lasciar depositare l’intensità di tutte queste informazioni e immagini, cammino verso la casa di un altro pittore, Peter Paul Rubens, alla ricerca delle radici della città, tornando indietro fino al Seicento. La casa è ancora in ristrutturazione, riaprirà nei prossimi anni, ma anche solo il giardino vale la passeggiata ed è tutto ciò che serve per stemperare un filo di museum fatigue. Chiostro separato dalle vie affollate del centro di Anversa, è curatissimo e offre una placida oasi di pace e una bella vista sulla facciata interna della casa-palazzo del pittore e diplomatico fiammingo, tanto presente anche in Italia. Passeggiando per le vie del centro mi capita di essere attirata da negozi che sembrano speciali: ventidue vetrine sono state infatti progettate da altrettanti artisti di Anversa, di nuovo a partire da opere di Ensor, e ora compongono una particolare caccia al tesoro. Aguzzate la vista! Concludo la lunga giornata di visite, tornando, sorprendentemente, in un museo! D’altronde, il ristorante Madonna all’interno del KMSKA ha un menù con tanti piatti che prendono ispirazione dai dipinti esposti, molto divertenti e instagrammabili (si dice ancora?).
Il giorno successivo riprendo l’esplorazione con una lunga camminata mattutina al porto, per poi tornare verso il centro e procedere con le ultime due tappe alla ricerca di Ensor. Dopo un caffè nel bar del museo (molto carino anche questo) entro al Fashion Museum Anwerp, dove trova casa la moda di Anversa, accanto al dipartimento di Moda della Reale Accademia di Belle Arti. La collezione del museo si concentra sul lavoro di stilisti belgi e di ex studenti di Anversa,celebrati anche da mostre di fine corso. È pervaso da un’atmosfera viva, giovane, affollata e affaccendata. Al secondo piano del bel palazzo, trova posto la mostra temporanea Masquerade, Make-up & Ensor, che, ripensandoci, è forse la più complessa delle quattro visitate (rimane aperta fino al 2 febbraio 2025). Complessa inteso proprio per la diversità degli elementi riuniti che, da Ensor, spaziano verso opere pittoriche, scultoree e fotografiche di diversi autori contemporanei, includendo accessori e flaconi di make-up, video di truccatori, stylist e sfilate, e ancora riviste, disegni, manichini. Un antro caotico ma coerente in cui immergersi e lasciarsi suggestionare, permettendosi di valutare il trucco come, letteralmente, uno stratagemma utilizzato ampiamente e diversamente da creativi di tutti i campi e di tutte le epoche.
Pranzo veloce dal Local Store: caffè con grandi vetrate e un angolo di articoli da regalo tipici della zona, come il cioccolato. Dopodiché mi muovo alla ricerca della quarta e ultima mostra dedicata a Ensor, ospitata in una delle più antiche case museo della città, dove la famiglia di stampatori e editori Plantin-Moretus viveva e lavorava già nel Cinquecento. La trovo affacciata su una bella piazzetta (che il venerdì ospita un mercatino delle pulci). Entro al Museo Plantin-Moretus. Oltre a macchine per la stampa antiche e preziose, un placido chiostro, biblioteche infinite, arredi e dipinti dell’epoca (tanti firmati da Rubens!), oggi il Plantin-Moretus ospita la mostra dedicata a Ensor, anch’essa aperta fino al 19 gennaio del prossimo anno. Ben comprensibilmente, la scelta è ricaduta sull’indagine dell’attività di incisore e stampatore portata avanti dal pittore di Ostenda. Così via libera a lastre e numerosi esempi di stampe, che Ensor modificava sensibilmente di volta in volta, sfruttando con intelligenza il potere creativo della riproducibilità.
Saluto la città con un’ultima passeggiata verso la sfavillante stazione centrale, con la borsa piena di cioccolatini, e una nuova simpatia per colui che si autodefiniva fieramente “il pittore delle maschere”.
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