Siamo in un treno. Siamo al supermercato. Siamo in un cocktail bar. Siamo sul maxi schermo: Times Square? Siamo in Corso del Popolo, Mestre! Siamo in fabbrica, al bar, in un museo, in casa, davanti al computer, in una realtà a cristalli liquidi. Dove siamo, dove andiamo? Continueremo a chiedercelo e va bene così, ma ci sarà un momento, a partire dal 30 gennaio, in cui dovremmo per forza alzare lo sguardo e puntare dritti verso l’Hybrid Tower di Mestre, l’ultimo grattacielo sorto in terraferma. Essere lì per guardare, prenderne atto. Voce del verbo “esporre”. Più di così? L’arte, regina di cuori, ha conquistato un nuovo spazio. È arrivata ad intrufolarsi anche tra gli spot luminosi sparati notte e giorno su quel maxischermo di 200 metri quadrati installato a 80 metri di altezza, quello con cui il nostro “pirellone” parla alla città. È il più grande d’Italia, dicono. E per la prima volta accoglierà opere di videoarte realizzate per l’occasione da otto artisti. Con questa iniziativa la gallerista Marina Bastianello continua a puntare coraggiosamente su Mestre come luogo per l’arte contemporanea, luogo di produzione e di promozione.
“Dove Siamo” è il titolo di questa collettiva, che non si limita al virtuale del ledwall sopraelevato, ma che avrà da febbraio anche il proprio contrappunto “reale” all’interno dell’omonima galleria nel distretto dell’M9. Come è nato questo progetto espositivo così inedito? «Tutto nasce dalla volontà di portare l’arte contemporanea fuori dai suoi contesti classici» spiega Marina Bastianello «a dicembre stavamo valutando alcuni preventivi per eventuali affissioni urbane, ed è in quel momento che ho pensato al grande ledwall della torre. È stato un flash. Il nostro obiettivo è quello di far arrivare quel tipo di messaggio a tutti, aprire un dialogo, perché troppo spesso noto che le persone che transitano davanti alla galleria ne rimangono intimorite». La scelta di “inaugurare” il 2021 con questa “iper-esposizione” all’aperto, si inserisce poi all’interno di una precisa scelta curatoriale: «Evidenziare lo stacco e la discrepanza tra i due mondi che viviamo» spiega il giovane co-curatore Alessio Vigni «quello digitale e quello reale. La mostra, quindi, mira ad essere un buon esempio in cui i due mondi, che sembrano inizialmente lontani, lentamente si riavvicinino e riprendano un percorso parallelo verso il futuro».
Il percorso che ci porta a sull’Hybrid Tower inizia da lontano. Un breve recap delle puntate precedenti è necessario: nel dicembre del 2018 inaugura il museo M9. Il suo insediamento nel cuore di Mestre avrebbe dovuto innescare come corollario, lo sviluppo di un piccolo distretto culturale, commerciale e direzionale. Non è andata esattamente come previsto. Nel conseguente vuoto pneumatico, l’esperienza della Marina Bastianello Gallery è oggi uno dei pochissimi punti luce rimasti. In più: nel 2020, anno funesto, con l’associazione Venice Gallery Views, la gallerista ha contribuito a trasformare, con il bando “In-edita” uno spazio inutilizzato di Forte Marghera, sempre a Mestre, attivando un atelier a disposizione di artisti e un piccolo incubatore per talk, confronto, esposizioni. «Molto probabilmente quest’estate ci sarà anche una seconda edizione. È stata un’esperienza positiva» spiega Bastianello «che ha creato connessioni e sinergie, in un luogo che merita di essere valorizzato. Il forte si presta a diventare uno spazio di condivisione e contatto tra mondi apparentemente distanti».
Infine: tornando all’M9 con il progetto “Temporaneo”, sempre sotto l’egida della Marina Bastianello Gallery, l’ex bookshop del museo torna ad essere popolato, attraverso residenze d’artista, aperte al pubblico. Esporre, dialogare, mostrare. Dalle vetrine ora passiamo anche al maxischermo con una mostra collettiva in programma dal 13 febbraio al 20 marzo 2021, che viene anticipata in digitale sul ledwall pubblicitario più grande d’Italia a partire già dal 30 gennaio. Gli autori delle opere sono Matteo Attruia, Agostino Bergamaschi, Paolo Brambilla, Boris Contarin, Antonio Guiotto, Francesco Piva, Paolo Pretolani e Penzo+Fiore. Dove siamo non è una domanda, ma un’affermazione. Siamo qui, sul maxi schermo, siamo virtuali; siamo qui, in mostra, siamo reali e siamo protagonisti di un contrappasso. Se fino a pochi anni fa la vera vetrina per l’arte contemporanea non poteva che essere Venezia, un perfetto gioiellino per collezionisti, stavolta siamo a Mestre, sporca, urbana, multiculturale, grigia, ma forse per questo attraversata da energie creative e inquietudini di cui l’arte non può che nutrirsi avidamente. Arrivando in alto, molto in alto.