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Fantasmi come noi: l’arte di Riar Rizaldi arriva a Future Pidgin

Da Yogyakarta al MoMa e Tate modern, il regista indonesiano porta a Milano i suoi corti e le sue manipolazioni elettroniche

Written by Simona Rinaldi il 17 October 2024

Una still da “Notes from Gog Magog”

5 maggio 1923. Il governo delle Indie Orientali Olandesi festeggia l’apertura di una nuova stazione radio a Giava Occidentale. Si chiama Radio Malabar. Nel marzo 2020, il governo indonesiano locale intende riattivare la stazione come sito storico e attrazione turistica. Tellurian Drama immagina cosa è successo nel mezzo di questo iato temporale: il ruolo vitale della montagna nella storia come antenna naturale e luogo dove si concentrano le entità soprannaturali, le rovine coloniali come apparato per la tecnologia di geoingegneria e il potere invisibile degli spiriti ancestrali. Narrato sulla base di un testo perduto scritto da un importante pseudo-antropologo, il dottor Munarwan, Tellurian Drama problematizza la nozione di decolonizzazione, tecnologia geocentrica e storicità della comunicazione attraverso la speculazione cinematica.

Nel film, teorie sulla geologia e la diffusione degli impulsi elettromagnetici delle onde radio si sovrappongono perfettamente con credenze indigene su come gli spiriti costellano il panorama naturale, interagendo con gli esseri umani e facendogli avvertire la loro presenza invisibile. In Tellurian Drama, il filmmaker Riar Rizaldi mostra eminentemente ciò che sviluppa in molte delle sue pellicole: la voglia di cortocircuitare la nostra nozione di realtà facendo in modo che varie concezioni del mondo entrino in contatto.

Se in Tellurian Drama vediamo uno pseudo-antropologo sviluppare teorie riguardanti la potenza invisibile di un luogo e la capacità della montagna di funzionare come una radio naturale, Monisme, il suo debutto in feature film, riguarda il vulcano più attivo dell’Indonesia, il monte Merapi, alle cui pendici Riar attualmente vive, utilizzandolo come l’incrocio di diverse interpretazioni del mondo. Focalizzandosi sulle attività e teorie riguardo l’eruzione vulcanica dal punto di vista di un gruppo di vulcanologi, uno di criminali che operano nei dintorni del vulcano e uno di indigeni che praticano un culto spirituale che vede la montagna di fuoco come un dio con una sua volontà, Rizaldi mette in luce come un’entità minerale possa vivere molteplici vite a seconda di chi la incontra.

E dove documentaristi canonici cercherebbero di far emergere le opinioni fattuali dei gruppi coinvolti, Rizaldi invece gioca sui tropi di generi a lui cari quali l’horror e lo sci-fi mescolando poesia visuale propria del cinema d’avanguardia con forme di eco-horror e l’immaginazione narrativa degli attori – i quali, quando indigeni, sono stati invitati a co-firmare la sceneggiatura – in modo da far entrare nel film proprio quell’aspetto inspiegabile e opaco, vivo, che rende tali le visioni del mondo, ciò che viene espresso più dall’evento di un’eruzione o una possessione che non da un’intervista.

In questo senso l’universo di Rizaldi, seppur complesso e pieno di cervellotiche idee sulla meccanica quantistica, il misticismo sufi, l’estrazione post-capitalista e il funzionamento delle tecnologie, è ipnotizzante perché ci tocca da vicino con costellazioni di esseri umani (e non) che vengono offerti a noi attraverso le lenti della cultura di massa e della nostra propria esperienza di persone. L’hardcore punk e il metal, i cartoni animati, lo sci-fi, l’anarchismo e gli effetti pratici da film di serie zeta da vedere all’una di notte diventano elementi filmici e chiavi di comprensione che collassano il soprannaturale, lo scientifico e il filosofico insieme. Il cinema diventa così un portale e uno spioncino da cui vedere tutte le dimensioni contemporaneamente.

In occasione di una sua residenza ad Almanac a Torino, Artetetra invita Riar a proiettare due corti per la prima volta in Italia, Tellurian Drama e Notes from Gog Magog e a eseguire uno dei suoi rarissimi set di improvvisazione di musica elettronica su laptop; suo ultimo lavoro, la colonna sonora del corto Fossils con Wahono, produttore di Jakarta parte del collettivo Divisi62.