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FICO chiude: volevano portarlo al centro del mondo e gli è rimasto in periferia

quartiere San Donato

Written by Salvatore Papa il 21 September 2023

“Tra le cose che non mi sono venute propriamente bene diciamo che Fico è una di queste”, ha ammesso Oscar Farinetti oggi a Radio 24 durante un’intervista alla trasmissione Uno nessuno 100Milan, svelando una notizia che era già nell’aria: la “Disneyland del cibo” chiuderà da fine dicembre. Colpo di scena però: riaprirà ad aprile “più grande e più bello di prima e si chiamerà Grand Tour Italia”.

Farinetti, che recentemente ha acquisito il 100% della società di gestione di Fico per provare a rilanciarlo, non demorde quindi.

“In genere gli imprenditori quando una cosa va male dicono ‘non siamo stati compresi’, – ha aggiunto – invece la probabilità è che su questo progetto sono io che mi spiegato male. Quindi Fico va rivisto, cambierà anche il nome, si chiamerà Grand Tour Italia e rappresenterà il viaggio, il viaggio nell’Italia delle regioni: si entrerà in Val D’Aosta, si uscirà dalla Sicilia e dalla Sardegna passando in mezzo a tutte le regioni italiane. Racconteremo la biodiversità italiana, con le osterie provenienti dal mondo slow food che cambieranno tutti i mesi, grandi aree didattiche, regioni che porteranno lì le loro feste locali e folkloristiche… sarà una cosa strepitosa, bellissima”.

Le parole forse sono un po’ diverse, ma il concetto è lo stesso di quello che espresse a novembre 2017, durante la sua apertura. A proporgli di fare del CAAB il Centro AgroAlimentare di Bologna una cittadella del cibo fu Andrea Segrè su mandato del Comune di Bologna, ovvero dell’allora Sindaco Virginio Merola, che tenne a precisare che il Comune non ci avrebbe rimesso nulla, seppur cedendo i diritti d’uso dell’area, senza ricevere nulla in cambio, se non – come minimo – un bel danno d’immagine, possiamo dire oggi. Le cose iniziarono ad andare da subito male: conti in rosso, gente che non ci andava, esercenti che scappavano, una navetta costosissima sempre vuota, ecc. A niente sono serviti il nuovo amministratore delegato, l’introduzione di un biglietto di ingresso (perché la gente non ci andava gratis, quindi forse facendola pagare magari…), i cambi di strategia, la marea di eventi senz’anima, le visite programmate dai tour operator, il progetto di metterci lì vicino il capolinea della futura linea rossa del tram, ecc. A niente.

Volevano portarlo al centro del mondo e gli è rimasto in periferia. Chi ha provato a criticarlo è stato chiamato disfattista, oggi è il suo stesso ideatore a dichiararne il fallimento. Ma nemmeno questo basta.

Fate pure, prego, la città è a disposizione.

Noi vogliamo ricordarlo così.