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“Gentrificazione in corso”: i nastri di sgombrotutto a Bologna

Written by Salvatore Papa il 26 July 2025

È il tipico nastro rosso e bianco utilizzato per delimitare, ad esempio, i luoghi del crimine o impedire l’accesso a un’area. Quello che è comparso nei giorni scorsi al Giardino San Leonardo ha, però, una caratteristica in più: la scritta “Gentrificazione in corso”. L’azione è stata rivendicata dalla pagina instagram sgombrotutto nata ai tempi dello sgombero di Làbas nel 2017. Il suo motto: Tu lo chiami degrado, io la chiamo casa, ovvero la difesa della città vissuta, in opposizione alla città-bomboniera.

L’azione di protesta contro il patto di collaborazione tra il Comune di Bologna e la Johns Hopkins University per il Giardino San Leonardo è solo la prima, fanno sapere, con l’idea (e l’offerta) di distribuire i rotoli di nastri a comitati, associazioni di quartiere, ecc. che volessero farne richiesta direttamente.

“Bologna sta cambiando e non in meglio – si legge nel manifesto-. La gentrificazione non è solo un termine da sociologi: è ciò che viviamo ogni giorno camminando per le strade del centro, passando davanti all’ennesimo
ristorante instagrammabile, superando i cantieri degli studentati di lusso e cercando invano un appartamento con un affitto accessibile. È il volto di una città che si svuota dei suoi abitanti per riempirsi di turisti, investitori e rendite immobiliari. […] Bologna non è una metropoli: è una città dalle dimensioni contenute con quartieri storici, una comunità viva, relazioni di vicinato e memorie stratificate. Proprio per questo motivo, l’impatto della gentrificazione qui è più violento che altrove. Ci proponiamo di contrastare – per mezzo di azioni e interventi di protesta sul territorio, i fenomeni di displacement e far riflettere sulle complessità sociali, psicologiche ed economiche causate dalla gentrificazione.”

Nel frattempo il Comitato Giardino San Leonardo non molla la presa. Dopo il picnic imbastito davanti a Palazzo d’Accursio e la richiesta di un incontro pubblico con l’amministrazione, oggi le attiviste e gli attivisti hanno risposto con un comunicato alle dichiarazione dell’Assessore all’Urbanistica, Raffaele Laudani, che ieri durante il Consiglio Comunale ha parlato di “fake news” e di “hippie fuori tempo massimo”.

“Troviamo inaccettabile – scrivono – che un rappresentante delle istituzioni utilizzi questo linguaggio per screditare cittadine e cittadini che da settimane si mobilitano in difesa di uno spazio verde del proprio quartiere, chiedendo semplicemente trasparenza, confronto e rispetto per il bene comune. […] L’Assessore continua a ripetere che diffondiamo fake news e che non ci sarà alcuna privatizzazione del giardino. Ebbene, ribadiamo con forza che, se il progetto verrà attuato come da documenti visti e disponibili all’oggi, si tratta di una privatizzazione strisciante da manuale: uno spazio pubblico viene “riqualificato” con risorse esterne, a fronte della concessione di un uso stabile e funzionale a un soggetto privato, senza alcuna gara pubblica e senza il pagamento dei canoni previsti dai regolamenti comunali. Questo non ha nulla a che vedere con lo spirito e la funzione originaria dei patti di collaborazione, pensati per esperienze di cura collettiva, non per operazioni a fini di profitto”.

Citando poi l’architetto e urbanista Giancarlo De Carlo, aggiungono: «La partecipazione impone di superare diffidenze reciproche, riconoscere conflitti e posizioni antagoniste. […] Lo sforzo di organizzare e dare forma allo spazio fisico continuerà a essere esigenza impellente e passione umana. Ma per non morire l’architettura dovrà coinvolgere chi direttamente o indirettamente la utilizza.»