Come se fossimo nel mondo onirico di Salvador Dalì immaginiamo di trovarci ad Atene, è il 300 avanti Cristo e mentre l’agorà prende forma davanti ai nostri visi rubicondi, ecco uno zotico a destra, un cerimonioso alla sinistra, un maestrino davanti a noi e un burbero zozzo di vino. Ci abbiamo dato dentro con le birrette ieri sera? Forse, però ci piaceva questo fatto che un testo come i Caratteri di Teofrasto abbia attraversato i secoli e sia arrivato a noi duemila anni dopo raccontandoci quali personaggi avremmo potuto incontrare durante una qualsiasi passeggiata ateniese. Siccome siamo ineccepibilmente generosi e prima di andare a dormire abbiamo sempre, vi assicuriamo: sempre, un pensiero ai bicocchini del futuro ecco a voi una bella descrizione della società che ogni giorno popola le piazzette del nostro quartiere rossiccio e deserto, in cui si distinguono i luoghi ameni tra i palazzi: la Piazzetta Difesa per le Donne con i suoi magici tavolini all’aperto, piazza della Trivulziana con il suo turnover di locali da guinness world record, la Collina dei Ciliegi e il parco di Via Chiese, ma è possibile che questo non lo conosciate.
Da tempo sospettiamo che gli ombrelloni non siano altro che un espediente scenico.
Piazzetta Difesa per le Donne
È nei pomeriggi primaverili che studenti e provolatori della prim’ora risiedono nella cavità dominata dalle due bellissime fontane di Piazzetta Difesa per le Donne. Dopotutto non c’è motivo di stare in biblioteca quando si possono sistemare gli appunti all’aria aperta. Qui le persone possono sedere su scomodissime panchine fatte di fini tubi metallici e utilizzare tavoli scuri per qualsiasi necessità, l’unico difetto è che quando fa più caldo sia i tavoli che le panchine hanno la temperatura dell’inferno e nessuno ha mai capito come si azionino gli ombrelloni bianchi per fare un po’ d’ombra. Da tempo sospettiamo che siano soltanto un espediente scenografico. Tendenzialmente poi i tavolini sono semioccupati, ma questa cosa non è mica un problema, anzi. «Posso mettermi qui a studiare» è la frase tipica dell’avventore locale: un pretesto basico per attaccare bottone e seguitare di mossa in mossa fino alla classica svolta tragica del “bere qualcosa insieme”. Dati certi mostrano che qui le attività riconducibili all’università non siano durate mai più di quarantacinque minuti consecutivi. Va da sé che alla fine nessuno abbia veramente sistemato appunti o studiato, ma in fondo chi è venuto in piazzetta per fare queste cose? Boh. Non si sa più. Piazzetta Difesa per le Donne ha però un vincolo: è assolutamente fuori luogo la presenza di birrette alla luce del sole d’estate, ed è difatti la notte a svelare il volto de la bella con le fontane. Dopo la piazzetta diventa teatro di feste fra i ragazzi residenti in U12 e quelli della residenza inDomus, e finalmente le birrette possono apportare quell’estraneo divertimento. Se siamo particolarmente fortunati possiamo osservare anche bande in divisa acetata giungere ad agitare la piazza, talvolta spaccando la vetrina di qualche negozio e più spesso l’anima a chi ci vive, ma comunque svegliandola dal solito torpore.
Piazza della Trivulziana
Tra le attrattive locali esiste un luogo appositamente adibito alla consumazione alcolica pomeridiana: Piazza della Trivulziana. Attenzione però: qui è possibile incontrare personaggi di natura diametralmente opposta da quelli che frequentano la piazzetta. Parliamo di figure in abito elegante, che lavorano nei tanti uffici, in banca o nelle agenzie immobiliari della zona. Nel qual caso queste fossero tematiche che non vorreste mai affrontare nella vostra esistenza attuale, in caso di interazione consigliamo di sbrigare la cosa con un sorriso di circostanza e di tarellare. Ma in fondo sono figure gentili. Così Trivulziana si divide in due parti: l’Alta, dove ci sono soprattutto locali per pranzo e aperitivo, e la Bassa, dove c’è il supermercato, un parchetto sempre malmesso e qualche buon ristorante storico come il Sottosopra. La diade supermercato e parchetto ha permesso che si creasse la situazione ideale a piazzare tranquillamente. Siamo insomma nella XXIV Maggio di Bicocca: ci si conosce chiedendo accendini, apribottiglie, si respira un’atmosfera vibrante e un pelo hipster, al punto che se questo posto fosse una band sarebbe i The Kooks. L’attrattiva più rinomata è l’indubbia capacità di alcuni di stappare birre nei modi più astrusi. Si vedono professionisti del settore lanciarsi in stappature con chiavi, unghie, alberi, panchine, marmi, denti e anche schegge di denti. L’arte dello stappo è ovviamente l’esibizione prediletta per scalare la gerarchia del rispetto dei locals. A Trivulziana Alta la scena è ben diversa, si siede a eleganti tavolini mentre vengono fumate decine di Heets, la questione scottante è che, pensate un po’, l’alcol arriva ai tavoli in versione “già stappata” e all’interno di calici dalla forma aliena. Non sappiamo se le persone dei due piani si siano mai incontrate ma all’apparenza sembrano convivere pacificamente.
Stappature con chiavi, unghie, alberi, panchine, marmi, denti e anche schegge di denti.
La Collina dei Ciliegi
Il bicoccato può vantare pure dell’ultimo grido delle attrazioni da fotocamera: la fioritura dei ciliegi in primavera. La fauna dell’omonima Collina dei Ciliegi è composta da passeggiatori domenicali, qualche romantico alla ricerca di un posto per studiare e fantomatici cestini in vimini attorniati da quelle che sospettiamo essere allegre famigliole. Nemmeno noi, astronauti della città, nerd di quartiere, ci priveremmo di una bella passeggiata in collinetta mentre ascoltiamo Battisti a ricordarci che la saggezza è solamente la prudenza più stagnante; anche se, insomma, Bicocca ce la immaginiamo un po’ bacchettona e forse questa non è la sua citazione preferita. Sospettiamo però che la rosea collinetta, in segreto dal resto del quartiere, rimpianga la venuta del guest più figo e azzurro che sia mai passato di qui: il magico Cinevan. Il cinema itinerante che proiettando Yesterday e Il gioco del destino e della fantasia ha radunato per due notti consecutive decine di ragazzi seduti sulla vetta della collina insegnando come essere hipster a tutto il circondario.
Il parco di Via Chiese
Abbiamo accennato che questa remota località potreste non conoscerla, non c’è da farsene una colpa dato che dista qualche centinaio di metri dalle altre piazzette e, probabilmente, ne si sente parlare solo se nella vita si è sognato di dominare le onde oceaniche. Varcando il cancello del parco in Via Chiese si approda in un mondo alternative, niente palazzoni e tavolini, qui ci sono muretti, ringhiere e una bowl che dal 2018 fanno base alla skate culture di Milano Nord. Siamo sempre nello stesso posto eppure ci sembra di essere lontanissimi da Bicocca, qui ci si veste oversize, sneakers e cappellini con risvolto sono un must, spuntano persino i primi tatuaggi ché su skate e pattini si suda e tra un trick e l’altro ci si spoglia. I locals appartengono a una comunità a parte e di questo sembrano farne un punto di forza. Né studenti né lavoratori, giovani o meno giovani, hypebeast o punk: qui surfi l’asfalto, se non lo fai sei fuori dal giro. Mentre lo shuffle di una cassa bluetooth fa partire Jev. con where’s the confetti ci viene in mente quella volta che volevamo bucarci il labbro e comprare una tavola da skate, ormai cresciuti e pasciuti capiamo che non averlo fatto è stata la decisione meno cool della nostra vita.