Con un lato delimitato dalla ferrovia e l’altro dal polmone milanese del Parco Nord, potessimo guardarla dall’alto Bicocca sembrerebbe una cattedrale nel deserto, dove le masse e i flussi e il tran-tran sarebbero prerogativa dell’Università e dell’HangarBicocca, mentre i luoghi della perdizione, del divertimento, del bere, insomma del tempo libero sarebbero relegati ai margini di questa isola bidimensionale. Ma grazie a Dio non viviamo a Flatlandia, dove a malapena si vede che cosa c’è all’orizzonte, ma in Bicocca, città nella città, dove l’unica certezza è il porto di Greco in cui si attracca al mattino e si salpa alla sera.
Dopotutto cosa avremmo dovuto aspettarci da una zona che fino a pochi anni fa era etichettata come “la Grande Incompiuta”, con un coprifuoco naturale alle otto di sera, i locali e i bar chiusi, i viali deserti, le piazze metafisiche e le solitudini intrinseche tra i palazzoni squadrati del Gregotti? Bisogna però dire che qualche cosa è cambiata, che qualche piazza è incappata nella vita spontanea, come le erbacce. Per i più è ormai un’ovvietà assembrarsi per l’aperitivo in Piazza della Trivulziana, che pare divisa a sua volta per classi o scene: al di sopra, nei pressi dei bar, la frequentazione è affidata a chi ha soldi da spendere, e sotto a chi invece la vive con birrette da supermercato. Ovviamente parliamo di ragazzi e per l’esattezza di studenti, perché gente sopra i famigerati “enta” non è mai stata avvistata circolare se non nei pressi del Maga Furla.
Possiamo quindi dire con certezza che, nonostante questa mezza strutturazione sociale e di frequentazione, con tanto di luoghi deputati, questo quartiere fatto principalmente da nomadi e transumanti universitari fatica in fondo a rintracciare un’identità specifica. Anche se in Bicocca risiedono poco meno di novemila persone, anche se ogni mattina, contando tutti gli iscritti all’università, sfioriamo i cinquantamila. Insomma, il soggetto primario, fantasmatico e assiduo della Bicocca è ovviamente lo studente e soprattutto quello residente, che sappiamo muoversi in archi di poche centinaia di metri, tra residenze universitarie e blocchi universitari. Sfido io chiunque sia passato davanti allo scintillante palazzo dall’insegna “Milano Internazionale”, vedendo il deserto attorno, a non essersi chiesto come fosse la vita lì dentro. Bene quindi: meno male che ci siamo noi, perché è di questo che stiamo per parlarvi.
Qui compie l’alchimia: si trasforma una piazza in un teatro notturno con trecento anime scaldate da qualche cassa bluetooth.
Innanzitutto, la topografia: le residenze studentesche in zona sono due ed entrambe si affacciano su Piazzetta Difesa per le Donne. L’U12, con i suoi duecentodieci posti letto, è uno spazio riservato agli studenti della Bicocca e rappresenta il centro ideale del campus universitario. Nel caso poi vi domandaste dove vivano gli spagnoli che ogni giorno popolano la nostra cittadella, il punto di congiunzione tra Spagna e Italia più che l’aeroporto di Linate sembra essere proprio l’InDomus, la seconda residenza. In secondo luogo dobbiamo fronteggiare gli stereotipi che dilagano sulla vita negli studentati, che solitamente è immaginata come segue: ore 11.30 strilla la sveglia; si prova a studiare qualcosa ma in fondo chissene, dato che preparerò quest’esame la settimana prima dell’appello; esco e vedo se riesco a rimorchiare qualcuno; mal che vada bevo una birra o uno spritz in piazzetta. Ma la vita nei bei palazzi degli studenti è ancora meno gloriosa di così. D’altronde non ci sono né discoteche né quei pub in centro frequentati dai molti. I bicocchini sembrano “Gente seria”, come direbbe il Professor Galimberti.
Certo, come si sarà capito, un po’ per necessità e un po’ per virtù, la socialità non manca. Anzi, fin dall’arrivo i comitati di benvenuto degli studentati riescono a far sciogliere anche i più timidi. Ci sono gloriosi tornei di biliardino e selvagge sessioni di Just Dance nelle aree comuni, giochi da tavolo e immancabili birrette nelle cucine comuni. Effettivamente è un po’ complicato far festa, soprattutto perché, stando ai lunghi e astrusi regolamenti, non si può invitare più di un certo numero di ospiti all’interno delle residenze. Tra l’altro, la bibbia del comportamento nei bei palazzi impedisce di detenere armi, sostanze stupefacenti, bevande alcoliche e materiali infiammabili. Non c’è insomma nulla di interessante che si possa fare e, quando le regole sono così stringenti, il modo di divertirsi tocca davvero inventarselo. Come quando i condomini dell’U12, tornati in Bicocca da una lunga estate, macchie di sole e salsedine siciliana, divorati dalla voglia di continuare le feste estive ma osteggiati dal veto della police residenziale, hanno ben deciso di trasformare la piazzetta in un teatro notturno con trecento anime scatenate da qualche cassa bluetooth.
Al di fuori degli hangover post piazzetta la vita in residenza scorre lenta, come per tutti i fedeli coinvolti nel cammino universitario.
Ma in fondo, si sarà capito, al di fuori degli hangover post piazzetta la vita in residenza scorre lenta, come per tutti i fedeli coinvolti nel cammino universitario. Ci si alza e si studia, in camera per i più timidi, nelle salette comuni per chi è in vena di compagnia; si cerca di andare d’accordo con i coinquilini ma non si fanno le pulizie – in entrambe le strutture c’è chi pulisce le camere. Poi c’è l’immancabile aperitivo in Trivulziana, e chi vive in InDomus può pure fare un giro nella palestra panoramica all’ultimo piano o farsi una cantata in sala musica. Da questa prospettiva il ragazzo dell’U12, non avendo sale musica o palestre a disposizione, è decisamente meno fortunato. Dopo l’ape potrebbe per esempio aver pensato di accaparrarsi il rispetto dei boomer e fare un salto all’Arcimboldi per ascoltare un raro concerto degli Jethro Tull, oppure potrebbe aver visitato l’HangarBicocca per vedere i corridoi al neon di Bruce Nauman o i lastroni del Tosatti, uscendo dalla sala tra l’estasiato e il dubbioso – o forse dubbioso per essere estasiato. L’assenza di particolari attrattive dentro l’U12 potrebbe perciò spingere l’Ulisse bicocchino alla ricerca dei tesori nascosti nel quartiere, e con un poco di fortuna stringerebbe amicizia con i ragazzi del Casaloca e scoprirebbe che anche lì c’è una bellissima sala musica autogestita; conoscerebbe magari Marco del RistoChic, la mensa nascosta tra i mattoni di Viale Sarca che prepara le lasagne al pesto più buone del quartiere; rincasando la sera scoprirebbe che ascoltare Midnight City degli M83 camminando per via Sesto San Giovanni è una delle emozioni che più gli mancheranno quando, finita l’università, lascerà la Bicocca.