L’arrivo del caldo a Milano fa sempre un po’ paura perché non è esattamente una goduria. Per assurdo il luogo più bramato diventa l’ufficio perché ha l’aria condizionata (a spese di qualcun altro). Anche l’aperitivo alla sera diventa appiccicaticcio. Pochi sono gli angoli cittadini che offrono ristoro da tutto questo e uno tra tutti ha avuto un’escalation totale negli ultimi due anni: il Giardino di Triennale Milano. Che poi è un pezzo di Parco Sempione con tante belle sculture dentro. Ma la differenza rispetto al circondario la fanno anche i contenuti che offre: con Triennale Estate infatti si entra e si esce da una nuvola vaporizzata di cultura fresca che spazia tra ambiti di attinenza dimostrandosi inclusiva e attenta a quello che succede nel resto dell’anno e delle geografie. Il Public Program, curato da Damiano Gullì, è un susseguirsi di eventi, concerti, serate, dai toni più intensi o più leggeri, di ricognizioni sullo stato culturale e sociale della città e delle sue derive più visionarie. Di tutto questo fa parte il ciclo di talk dedicato ai protagonisti del panorama dell’arte contemporanea. Quest’anno, per la sua seconda edizione, si compone di quattro appuntamenti tra maggio e luglio (23 maggio, 14 giugno, 27 giugno e 11 luglio) dal titolo We Are Who We Are (un abbraccio a Guadagnino) ed è dedicato alla stratificazione dei linguaggi nell’arte contemporanea, ovvero quella fluidità propria di molti artist3 di affondare i denti in pratiche altre e digerirle nella loro ricerca e restituzione.
Una sferzata di aria fresca che parte da Anna Franceschini, in dialogo con Mariuccia Casadio, che approfondiscono i linguaggi dietro all’installazione della Franceschini in Triennale dal titolo All Those Stuffed Shirts. Un percorso attraverso l’empatia degli oggetti per provare a risvegliare il nostro legame con l’altro, che sia esso umano o di qualunque natura. Il secondo incontro si muove sulla soglia di tensione tra passato e presente, tra i gesti che hanno dato vita a un’epoca storica dell’arte, l’arte povera, e a quelli che ritornano oggi, diversi ma necessari. Tutto attraverso l’occhio sensibile della fotografia e grazie alla mostra, sempre negli spazi di Triennale Milano, Reversing the Eye Fotografia, film e video negli anni dell’arte povera, con il prezioso contributo di Lorenza Bravetta.
E con l’alzarsi delle temperature si alzano anche le scommesse in campo: con i due talk conclusivi sono chiamati in Giardino due gruppi di artist3 che hanno sviluppato pratiche estremamente sperimentali e fluide, dove ogni regola del gioco è stata fatta saltare a favore di una capacità di ascolto dei linguaggi del mondo, in ogni sua forma e manifestazione. Il tutto raccontato con un solo lavoro a scelta, per andare a ritroso nelle passioni, nelle esperienze e nelle sorprese, che ne hanno cambiato e nutrito i progetti. Per noi all’ombra dell’ultimo sole ci saranno: Stefano Comensoli_Nicolò Colciago, Cecilia Mentasti, Simona Pavoni, Rachele Maistrello, Daniele Costa, Sofia Silva, Stefano Caimi, Giulia Mangoni.
Tutto questo è splendido ma noi già sentiamo l’arsura delle 18.30 impossessarsi delle nostre gole e farci vacillare, bramosi di qualcosa da bere. E anche qui Triennale Milano ci soddisfa: ancora una volta si presenta a supporto delle arti contemporanee e al suo piacere assoluto ITALICUS Rosolio di Bergamotto che non si sottrae alla sfida estiva ma la accoglie, irrompendo con il suo cocktail ITALICUS CUP nei Giardini di Triennale Milano per dissetare oratori e ascoltatori, in questa piacevole ora.
Nuovo capitolo del progetto Contemporary Spirits che ITALICUS Rosolio di Bergamotto sta portando avanti da qualche mese con Zero a supporto degli esponenti dei linguaggi dell’arte contemporanea e delle realtà istituzionali e non, che li accolgono e promuovono.