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Il programma completo di NODE 2018

Dal 14 al 17 novembre torna a Modena il festival di arti digitali ed elettroniche.

Written by Giulia Sambugaro il 12 October 2018

Sarà una sorta di Japan edition la nona di NODE. Il festival che da sempre si prodiga nella ricerca dei punti di intersezione tra arti elettroniche e visive, quest’anno ciuccia dal Sol Levante una bella parte di programma: non solo perché ospita molti artisti provenienti da lì, ma anche per il concept che ne accompagna gli esiti. Ovvero il kintsugi, l’antica arte giapponese del ricomporre i frammenti delle ceramiche esaltandone le crepe attraverso l’uso di un metallo prezioso, che oltre ad essere al centro della mostra al-jabr (algebra) di Ryoichi Kurokawa alla Galleria Civica di Modena, diventa metafora perfetta per rappresentare quel tentativo di mettere insieme artisti apparentemente distanti e fare della ricomposizione stessa la cifra stilistica del festival.

Ancora una volta è stata, quindi, una mostra ad avviare il cammino verso la nuova edizione: la prima personale di Kurokawa in un’istituzione italiana è un percorso impressionante tra opere audiovisive, installazioni, sculture e stampe nei quali elementi naturali, strutture, leggi e dati scientifici vengono scomposti e ricomposti attraverso una sopraffina rielaborazione digitale. C’è tempo fino al 24 febbraio 2019 per visitarla.

Come già annunciato, l’altro ospitone di quest’anno sarà Ben Frost, il 17 novembre al Teatro Storchi, con il suo grandioso show immerso nel blu che ci ha  lasciati a bocca aperta a Club to Club: droni tonanti, distese di ambient ed elettronica a macchia d’olio accompagnati dai visual di MFO. Ma è sempre dal Giappone che arriva il concerto gratuito di apertura di mercoledì 14 novembre: sarà, infatti, il vibrafono di Masayoshi Fujita, preparato con fogli di alluminio o frammenti di metallo, a risuonare nella seicentesca Chiesa di San Bartolomeo che la scorsa volta ospitò Lubomyr Melnyk.

Sotto la cupola del Planetario Civico, giovedì 15 novembre, si esibirà invece Caterina Barbieri, accompagnata dal light design di Orthographe. Per chi segue le traiettorie della musica elettronica contemporanea il suo è un nome che negli ultimi anni è diventato davvero significativo, soprattutto dopo il doppio album Pattern of Consciousness, che ha ricevuto le lodi di un grande musicista come Alessandro Cortini (ora in pianta stabile nei Nine Inch Nails), oltre che di tutti gli addetti ai lavori.

Dall’immaginario del Giappone anni 80 arrivano poi le suggestioni dei Visible Cloaks, ospiti venerdì 16 novembre della sala grande di Palazzo Santa Margherita con il loro carico di synth ed estetica MIDI. Assieme a loro il rito scarno e viscerale del nuovo progetto di Stefano Pilia e Massimo Pupillo, ◉ ╋ ◑ (si scrive proprio così), dedicato al lato oscuro della Grande Madre e l’artista multimediale sloveno Tadej Drolic, che lavora sulle relazioni in tempo reale tra musica, suono e animazione 3D.

Giappone protagonista anche dell’ultima giornata: prima in una secret location con Tomoko Sauvage e la sua capacità zen di creare armonie naturali e feedback estatici utilizzando solo ciotole di porcellana e acqua, poi in apertura della serata allo Storchi con Hiroaki Umeda, ballerino, coreografo e artista poliedrico in equilibrio fra pura violenza visiva e sonora e una raffinata ed elegante delicatezza di stampo orientale.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO