Ballo e Kime, al secolo Simone Ballanti e Michele Sitta, sono due artisti bolognesi rispettivamente classe ’98 e ’97. A Bologna crescono a stretto contatto con l’hip hop e la musica underground e sviluppano entrambi un crescente interesse per la scrittura trasformandola nella loro personale arma per combattere le incertezze, l’insoddisfazione e le criticità quotidiane. In questo modo, la penna diventa per i due artisti un mezzo per esorcizzare le difficoltà dal valore fortemente catartico.
Il 10 febbraio 2023 rinnovano il loro sodalizio artistico pubblicando, Tessuto Urbano, un EP composto da 6 tracce, distribuito da Chandelier Music. Il fil rouge che lega i brani del progetto è il forte sentimento di appartenenza alla realtà underground di Bologna radicato nei due artisti. La consapevolezza di far parte di un’importante scuola del rap italiano emerge, infatti, dalle numerose citazioni e dai riferimenti che Ballo e Kime disseminano tra i versi delle loro strofe.
Per l’occasione gli abbiamo chiesto di raccontarci il loro quartiere, tra parole, foto e musica.
La Barca, collocata a sud di Santa Viola, in un’area adiacente al parco fluviale del Reno, è il quartiere che apre le porte della periferia ovest della città di Bologna, punto di congiunzione con Casalecchio e l’hinterland. Un luogo in cui il tempo sembra essersi dilatato, dove tutto pare scorrere più lentamente e dove, fin dal mattino, i secondi vengono scanditi dal rumore dei negozianti che alzano le serrande e dalle voci di ragazzi al Treno che scambiano battute. Come accade spesso e ingiustamente a tutte le zone periferiche delle città, al nome, Barca, viene associata la fama di quartiere malfamato, ma chi ci è cresciuto, o chi lo frequenta abitualmente sa bene quanto questo appellativo sia falso e riduttivo. Per noi il quartiere Barca rappresenta un luogo che ci ha saputo insegnare punti di vista più concreti e non conformisti, fornire ispirazioni, oltre che la possibilità di esternare e dare sfogo alle più svariate forme artistiche. Ancora oggi, le influenze apprese ed il bagaglio di esperienze vissute tra le strade del quartiere contraddistinguono le persone che siamo diventate. Non dimenticheremo mai le ore trascorse sotto il tunnel della Balena, con lo zaino vuoto dei libri di scuola dimenticati a casa, accompagnati soltanto da una cassa, qualche bomboletta, le rime di cui tanto eravamo gelosi e il desiderio di evadere per un istante dalla realtà caotica della città. Oppure possiamo citare il campetto delle Dozza, dove la maggior parte dei ragazzi del quartiere ha consumato le suole delle proprie scarpe da basket, per un tiro a canestro che, in una città ‘baskettara’ come Bologna, incarna più di un semplice gesto. Lo stesso EP che recentemente abbiamo pubblicato è stato interamente concepito e registrato tra le quattro mura di una cantina del quartiere, a testimonianza di come questo sia parte integrante delle nostre rime e della nostra musica.