Facciamo un po’ fatica a districarci tra i premi collezionati dai partecipanti alla Milanesiana, ma sicuramente possiamo individuare alcuni eventi fondamentali nella megakermesse ordita dalla Sgarbi.
Dopo i preamboli, il primo appuntamento fondamentale è lunedì 27 al Piccolo Teatro Grassi con lo scrittore inglesissimo Jonathan Coe, quello de La banda dei brocchi, ora al suo romanzo Numero Undici. All’indomani della Brexit, un appuntamento imperdibile per tutta quella grande fascia di persone che sproloquia sulla stupidità dei poveri e sulla grandezza compianta di Blair, e sulla felice Londra multietnica.
Il 1 luglio al Parenti una serata dedicata all’editore Neri Pozza, uno dei migliori nel panorama conemporaneo italiano, che annovera nel suo catalogo Agamben e Amitav Gosh e Ivan Illich e Ralf Rothmann. Segue il concerto di Uri Caine.
Il 2 luglio al Parenti c’è la coppia formidabile Teju Cole – che ha appena chiuso una mostra con le sue fotografie da Forma Meravigli – e John Coetzee, il più importante scrittore sudafricano, autore immortale di Aspettando i barbari. Coetzee è anche protagonista di una due giorni all’Oberdan, 3 e 4 luglio, in cui presenta una scelta di suoi film cult, tra cui Alphaville di Godard.
Restano ancora imprescindibili le cronache di Michael Cunningham da Matera, perla della sezione Viaggio in Italia focalizzata quest’anno sulla Basilicata, e il gran finale con Michel Houellebecq, con due incontri il 18. Nel primo si proiettano due film suoi, La rivière (2001,16’) e La possibilité d’une île (2008, 85’), introdotti da Cristina Battocletti e con interventi di Enrico Ghezzi, mentre il secondo è una più classica lettura con la sua editrice francese, Teresa Cremisi. Necessario per raggiungere il giusto livello di cupezza e intelligenza che i tempi attuali richiedono.