Dimentichiamo il romanticismo che abbiamo bevuto fino alla settimana scorsa al Colibrì, perché la nuova drink list, ideata da Alessandro Leuci, si fa più aggressiva e decisa. «L’abbiamo realizzata tutti insieme: io, Matteo, Tiziana e l’altro Matteo» dice Alessandro «Siamo partiti dai profumi, assecondando le richieste di chi frequenta il bar».
Colibrì, il locale preferito da tutti gli studenti dell’Università Statale, dopo le 18 diventa il salotto del foro di Milano, di chi lavora nel cuore della città e degli appassionati letterati – lì per le presentazioni dei libri di ultima pubblicazione. Per rispondere al gusto di tutti, la nuova lista di cocktail si veste dei profumi e dei sapori tipici dell’aperitivo, dando un tono al momento più importante durante la giornata meneghina.
La lista si presenta rinnovata in tutto: nell’aspetto, nella nomenclatura dei cocktail e nella struttura. Se quella di prima aveva la forma di un quaderno scolastico, la nuova rimanda chiaramente alla tipica locandina di pubblicazione di un libro, in doppia pagina rilegata da un ferma campione (che richiama la doppia natura di libro-bar del locale).
I nomi dei drink si ispirano alla Milano che fu: titoli di canzoni, personaggi della vecchia città e usanze legate alla zona.
Per questo assaggiamo I Tencitt (gin Bankes infuso alla radice di liquirizia, liquore ai fiori di sambuco, spremuta di limone, zucchero, albume e bitter al mandarino), per dare sapore alla parola che in dialetto descriveva il lavoro di chi trasportava i massi di marmo utili alla costruzione del duomo, passando per la storica via Laghetto anche più volte al giorno.
Dalla storia a una delle canzoni meneghine per eccellenza, proviamo Il ragazzo della via Gluck (mezcal, Cynar, vermut rosso Cocchi e profumo di garofalo) e poi lasciando alle spalle il fenomeno musicale, arriviamo anche a dare sapore alla Milano anni 70 mano a mano con Vallanzasca, bevendo Il Bel Renè (pisco, liquore alla camomilla, jalapeno verde fresco, succo di ananas, zucchero, spremuta di lime e Peychaud’s bitter).
Mentre la serata ci sale, Colibrì si affolla e fra le teste scorgiamo Massimo Moratti – il papà del locale. Lasciamo il bancone con un grande insegnamento: “Intorno al 9mila a.C. abbiamo inventato l’agricoltura per ubriacarci ogni volta che volevamo. Il risultato è stato la civiltà”.