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L’edizione 2024 di OPEN HOUSE Milano

Alla scoperta della città come ecosistema

Written by La Redazione il 22 May 2024

Teatro Filodrammatici ph © Alessandro Zambianchi

Ogni anno con l’arrivo di OPEN HOUSE mi ritrovo a fermarmi e a guardare Milano nel suo dettaglio e nel suo insieme. È una città che muta costantemente, che si sta ridisegnando con una chirurgia plastica potente che ancora non ci fa capire cosa ci restituirà. Se un posto capace di accogliere i bisogni contemporanei oppure una metropoli gonfiabile fatta solo di ludico intrattenimento e speculazione. Nel frattempo non ci resta che lottare e proteggere quello che amiamo e che ci fa sentire parte di questo luogo, anche e soprattutto perché veniamo tuttə da altrove. E le cose che amiamo sono tendenzialmente ovunque: Milano infatti è ricca di cose da fare e vedere ovunque. Non ha un luogo con una densità di frequentazione maggiore, ma ha motivi diversi che ti portano a frequentare zone diverse della città. In base ai tuoi gusti, alle tue abitudini, al tuo lavoro e al giro di amici, ci si ritrova, nel giro di pochi anni, ad aver fatto la circonvalla per il lungo e per il largo, approdando a sentimenti e architetture sempre diverse.

Chi sceglie di vivere a Milano a un certo punto la sente sua, la conosce e vuole prendersene cura. Alla base di questi meccanismi c’è il senso di appartenenza e quindi l’inclusività. Se non ci si sente respinti, si tende a restare e a iniziare ad amare. A tutto questo pensavo soffermandomi su OPEN HOUSE che, come manifestazione, si fa portavoce degli spazi architettonici delle città e, in questo caso, di Milano nello specifico. Lo fa aprendo porte solitamente chiuse e dandoci una prospettiva sempre sorprendente su molte architetture iconiche, rese iconiche non solo dalla loro estetica ma anche e soprattutto dai valori e le realtà, pubbliche o private, che accolgono o hanno accolto. Quest’anno l’accento sull’inclusività viene posto anche da un punto di vista linguistico, infatti sono previsti una serie di tour in diversi quartieri, connotati da comunità multietniche e che verranno raccontati nelle diverse lingue.

Scendiamo quindi un po’ più nel pratico di questo approccio trasversale di OPEN HOUSE, volto ad abbattere barriere e a farci scoprire lo sguardo e il modo di essere di una città: i 100 capolavori in programma sono prenotabili sul sito openhousemilano.org e sono frutto di una partecipazione sempre più trasversale, sinergie progettuali e adesioni spontanee che ogni anno ampliano la proposta. Il palinsesto di aperture sarà visitabile spostandosi nei sei sestieri in cui Milano era anticamente divisa – Porta Orientale, Romana, Ticinese, Vercellina, Nuova e Comasina  anche grazie a percorsi tematici che esplorano l’evoluzione sociale e culturale della città.

Tra questa rosa di cento vi lasciamo qualche highlights da non perdere: un riflettore, quest’anno, è sugli spazi produttivi, dalle ex aree manifatturiere ai fablab contemporanei, dall’artigianato all’innovazione. Tra questi sarà possibile visitare la Fornace Curti e i suoi atelier creativi, un luogo suggestivo nel quartiere della Barona, un’antica fornace, fondata dalla famiglia Curti nel 400 e trasferitasi nella location attuale ad inizio 900. E sempre con un’area storica e di produzione culturale quest’anno sarà visitabile lo storico palazzo di Via Solferino del Corriere della Sera che per l’occasione aprirà anche le rotative a Pessano, per assistere alla stampa del quotidiano. La RAI accoglie il pubblico a Palazzo della Radio di corso Sempione, dove si può ancora ammirare l’originale progetto di Giò Ponti. Palazzo Assolombarda – la casa milanese degli imprenditori, realizzato da Gio Ponti nel 1962 – consentirà l’accesso ad un luogo simbolo della milanesità che, dal 2024, è diventato uno spazio aperto.

Non mancheranno le architetture di paesaggio come il Forest Garden G311, ma anche progetti di social housing (Villaggio Barona) e spazi di produzione culturale come gli affascinanti Laboratori del Teatro alla Scala. Tra i circuiti più preziosi ci sono atelier e case private tra cui la casa studio del designer Antonio Aricò, un luogo magico tutto decorato in legno; The House, un appartamento privato e un progetto per l’arte emergente e la ricerca; Casa Mirage voluto dalla visionaria artista e cantautrice Marianne Mirage; Spazio Vito Nesta, una camera delle meraviglie in continuo rinnovamento oltre ad Appartamento in Giardino, Casa Z, Casa Verde, Mulino Vettabbia e The Botanical Loft per osservare da vicino l’appeal degli interni milanesi spesso custoditi in tipiche case milanesi o siti ricavati in siti postindustriali. Potrete muovervi tra scuole, istituzioni, gallerie d’arte e grandi hotel. Per vedere e percepire qualcosa di nuovo di questa città che è casa e di scorgerne gli strati delle vite che la vivono o che l’hanno vissuta e ne hanno modellato lo scheletro e l’anima.