La prima volta che ho sentito parlare di Milano è stato alle medie, studiando i Promessi Sposi e mi sono immaginata questo paesone con farina ovunque, pieno di appestati e attraversato da flotte di ratti e eserciti cattivi. Inutile dire che quando ci sono venuta a vivere ho scoperto una realtà diversa, anche se per capirlo davvero mi è servito del tempo. Perché Milano è una città riservata, apparentemente austera ma con un susseguirsi di portoni che celano dei veri e propri gioielli. È costantemente sferzata da orde di persone che passano, tutti vanno e vengono, ma solo a chi la sceglie, solo a chi resta, lei svela i suoi cuori raffinati. E su questi pensieri si inserisce uno dei progetti più belli che dal 2016 ha preso vita a Milano: Open House, ovvero la possibilità per un weekend di scoprire e entrare nei tesori architettonici della città. Il progetto fa parte di una grande rete nata in Inghilterra, a Londra, nel 1992 e oggi vede l’adesione di oltre 50 città, tra cui Milano, Torino, Roma e Napoli in Italia.
Per sentirsi parte di un luogo bisogna dedicargli tempo, dargli modo di aprirsi e spogliarsi e questi sono alcuni dei valori alla base di Open House che, in questa sua settimana edizione milanese, propone una mappa con ben novanta luoghi da visitare. Palazzi storici, abitazioni private, interni sfuggiti all’usura del tempo e mantenuti luminosi da chi li vive quotidianamente – e frutto del lavoro di grandi progettisti, architetti, designer. Delle personalità che hanno reso e rendono Milano il luogo di valore che è.
Un’altra chicca di questa edizione, che mi ha fatto ripensare appunto ai Promessi Sposi, è la divisione della mappa secondo le Porte di Milano: ovvero le diramazioni che si aprono dal centro della città e che offre l’opportunità di scoprire perché portano i nomi che usiamo con tanta leggerezza: Porta Romana, Porta Venezia, Porta Nuova e così via.
Ognuna di loro ha un ruolo, una storia e identifica una fascia precisa della città che non si chiude su se stessa ma si allarga e sfuma fino alla periferia, alla campagna e a tutto l’intorno, includendo location inaspettate. Sia da un punto di vista storico che anche di grande avanguardia.
Conoscere un luogo vuol dire capirlo, valorizzarlo e rispettarlo, conoscere una città come Milano vuol dire preservarla, non ricoprire un ruolo passivo ma lottare per mantenerla vicina ai bisogni di chi la abita, lontana dalle speculazioni e dall’incuria. Perché, nonostante possa sembrare dura, è una città che sa offrire molto, fa venir voglia di dare il massimo e questo anche grazie ai nuclei di bellezza che possiede.
In questa edizione Open House apre le sue porte il 25 e il 26 settembre, oltre ai luoghi segnalati sulla mappa, è possibile fruire di una serie di contenuti online che raccontano e approfondiscono alcune delle grandi storie della città.
Si consigliano scarpe comode e tanta voglia di lasciarsi stupire.