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Prima dell’alba: Antonio Paradiso/Pasquale Desantis

Viaggio nel clubbing contemporaneo in Italia, attraverso l'occhio di sedici fotografə

Written by Nicola Gerundino, foto a cura di Mirko Ostuni il 21 July 2025

La fascinazione per l’apocalisse – e il correlativo timore – si perde nella notte dei tempi dell’umanità. Da sempre inseguiamo il segno rivelatore, la causa di tutte le cause, la testimonianza del ultraterreno e del troppo umano che ci permetta di determinare nella maniera più semplice e sbrigativa, anche se non sempre veritiera, cause ed effetti di qualsiasi fenomeno, anche di quelli più complessi che necessitano di analisi lunghe (e noiose). L’evento spartiacque degli ultimi decenni è stato senz’ombra di dubbio la pandemia causata dal Covid. A essa abbiamo ascritto tantissime cose, inclusa la morte del clubbing.

A dirla tutta, c’è chi sostiene il contrario, che la reclusione abbia portato a una nuova ripopolazione notturna, massimale anche nei generi musicali, che si sono spinti di parecchio oltre i bpm pre-pandemici. La verità è che la mutazione del consumo della notte è un fenomeno che nasce ben prima e che ha molteplici cause, prima su tutte la frammentazione sociale che la rete sta determinando a ogni livello. Insomma, basta farse un piccolo sforzo di matematico e mnemonico e contare le serate partorite dalla trap, genere ubiquo nelle fasce più giovani. Risposta: poche, molto poche. Praticamente zero, se si considera quanti invece erano, fino ai primi anni Duemila, gli appuntamenti dedicati a generi lungamente più di nicchia. Non parliamo poi dell’aspetto immobiliare, ché oggi il clubbing vive esclusivamente nella dimensione del cambio di destinazione d’uso e i dancefloor si stanno rimpicciolendo più dei gelati.

Fatte queste premesse, c’è da dire anche che non ci siamo trasformati tutti in topi da appartamento con il coprifuoco autoindotto alle 23:00. Si continua a uscire e si continua a ballare. Da qui siamo partiti per realizzare un nuovo viaggio nelle ore piccole e raccontare cosa succede nei dancefloor. Lo faremo assieme a sedici fotograf* e clubber “militanti” – selezionati e curati da Mirko Ostuni – ai quali abbiamo chiesto di raccontarci la loro notte, attraverso parole e immagini.

La notte è morta! Viva la notte!

 

ANTONIO PARADISO

Quando e dove sei nat*?
A Cerignola, agosto 1996.

La serata club più bella della tua vita?
Un set di chiusura di Freddy K al Berghain, nel 2016.

Club preferito?
Berghain, Masada, Sound Department (fino al 2018).

Dove hai scattato le foto che ci hai inviato?
In diverse situazioni di clubbing nella zona di Bari. diverse location, diversa musica, diverse vibez.

Cosa cerchi di raccontare con una macchina fotografica in un club?
A me piace svarionare con le cose che vedo e soprattutto interagire con la luce flash in situazioni completamente oscure, come quelle dei club. Non tutti apprezzano le foto nel clubbing, per cui è un attimo che si diventa essere invadenti: bisogna capirsi e guardarsi prima e dopo lo scatto. Non penso sia una violenza scattare nei club, ma penso sia importante capire e aspettare situazioni consenzienti. Certo, a volte la flashata scappa! Fortunatamente dopo quindici anni di clubbing so cosa fare, se farlo e quando farlo.

Per te ballare cosa vuol dire?
Smettere un attimo di pensare quello che mi turba tutto il giorno, tutti i giorni.

Con chi andresti a ballare in club?
A me piace girovagare nel club da solo. Amo andarci con la mia compagnia di clubbing solita, ma ogni tanto devo allontanarmi e girare da solo

Con chi non andresti mai?
Con la gentaglia che abbandona il club prima della fine: siete dei pazzi ingrati!

Ti sei mai innamoratə in un club?
Si spesso, non amo flirtare nei club ma mi è capitato di innamorarmi spesso, un po come salire in metro

Come ti vesti per andare a ballare?
Amici miei, la tendenza è sbagliata: il clubbing adesso è una nicchia. Io ho sempre vestito total black. Quel trend che si vede adesso non è clubbing: quelli non sono clubber e non si dovrebbe porre neanche una domanda del genere.

Cosa bevi?
Da piccolino bevevo solo vodka e Red Bull: no drug, ma il ritorno a casa comunque necessitava di attenzione! Adesso un po’ di tutto, nei club non ho pretese sul beverage, non sono li per degustare alcolici.

Cosa è per te la notte?
Distopìa: la citta a una certa ora muore, soprattutto in provincia. Se siamo ancora vivi è perché siamo riusciti ad animarla la notte. È un opera aperta e sta a noi l’interpretazione.

Cosa è per te la musica?
Non lo so spiegare benissimo, ma so per certo che passo pochissimo tempo della mia giornata nel silenzio. Mi aiuta, riesco a veicolare i miei pensieri, mi fa un po’ da guardrail nella testa
.
Ci mandi una playlist di cinque brani da ascoltare mentre guardiamo le tue foto?
DC Salas – “Fearless Is More”
Robert Hood – “Funky Souls”
Marcello Napoletano – “Jazz del sotto passaggio”
Lorenzo Senni – “Vandalize Music”
Florian Kupfer – “Discotag”

 

 

PASQUALE DESANTIS