Qui è @meryornot dall’Italia, zona rossa, giorno 5.
Sono un corpo oggi, come ogni altro essere umano e sto scrivendo questa lettera per calmare la mia mente e concentrarmi su quello che questa situazione mi sta insegnando, piuttosto che essere vittima di un’ansia prima d’ora a me sconosciuta.
Questa malattia ci ricorda improvvisamente che siamo tutti dei corpi, che dipendiamo l’uno dall’altro, senza distinzioni di origine, di confini, di genere di età, di ricchezza o povertà. Siamo di nuovo tutti solo dei corpi esposti a un rischio senza storia e la storia dei nostri corpi solo ora impara a fermarsi, a doversi per forza sentire nient’altro che un corpo. Vestiti, soldi e tutti i contorni per cui di solito lavoriamo e viviamo si sono smaterializzati, non hanno più senso ora. Non c’è un posto dove uscire a farsi guardare con il look prescelto o un ristorante dove spendere i soldi in sushi. Non si può andare a fare la vacanza più figa, ora il cool non vale più niente, i sorrisi finti delle pubblicità e degli influencer sono fuori luogo ora, a meno che non stiano facendo una raccolta fondi.
Improvvisamente il virus ci sbatte di fronte al fatto che l’unico modo per salvarsi è amarsi, nella più pura delle sue forme, incondizionatamente.
Non si può più vivere da individualisti perché per salvare me e i miei cari ho bisogno che gli altri si salvino
Ci obbliga a essere comunità come nient’altro è riuscito a fare, almeno nei trent’anni di cui sono testimone. Ora quello che ognuno desidera nella propria casa più di qualsiasi altra cosa è un abbraccio che non ci possiamo dare, è lo scambio umano che siamo costretti a negarci per proteggere noi stessi e i nostri cari. Non riusciamo a dormire stanotte perché l’Italia tutta è zona rossa e il mondo sta cominciando a capire che la cosa è seria.
Ci sono molte lezioni che possiamo imparare da questa situazione che ci costringe a rivedere tutto delle nostre vite, private della una routine votata al profitto e al consumo. C’è una ricchezza immensa in questa situazione gravissima che non mi fa chiudere occhio. C’è di nuovo il valore dell’amore e della vita al centro delle nostre attenzioni, una vita che ora sappiamo che non si può più vivere da individualisti perché per salvare me e i miei cari ho bisogno che gli altri si salvino, la salute di ognuno di noi è strettamente legata alla vita degli altri e se il mio vicino sta bene, se la mia città smette di ammalarsi, se il paese smette di ammalarsi, se il mondo intero spegne la macchina e nessuno più si ammala possiamo ricominciare.
Il nemico stesso è invisibile e per assurdo ci sta insegnando l’amore
Ma non saremo come prima, questa ferita è troppo grande, questo shock collettivo è troppo forte per riportarci a dove ci eravamo lasciati. Dobbiamo ripartire con tutto quello che stiamo imparando ora e nel frattempo qualcosa già sta cambiando. Da quando la macchina si è in buona parte fermata l’aria è più pulita, noi tutti stiamo imparando a vivere con molto meno e a essere costretti a rispettare il pianeta e le altre persone a prescindere da qualsiasi categoria sociale. Per fermare il contagio i nostri corpi e sopratutto le nostre menti devono mettere in atto comportamenti virtuosi e collettivi anche se non possiamo ne vederci ne toccarci. Il nemico stesso è invisibile e per assurdo ci sta insegnando l’amore, ci sta insegnando a vivere come un corpo unico di cui ogni singola cellula è imprescindibile per la salute dell’intero, ed è questo quello che ci salverà.