Dio solo sa quanto ci era mancata Fondazione Prada. Con un distacco che neanche Fausto Coppi rispetto alle altre istituzioni, la Signora Fondazione, madre del sema del quartiere Soupra, riapre al pubblico – e finalmente potremo tornare a bere cappuccini e giocare a flipper al Bar Luce, spararci un selfie davanti alla Golden Tower di Rem Koolhas e godere del contemporaneo nella sua accezione “agambeniana”. L’osservatorio, invece, in Galleria Vittorio Emanuele II riaprirà il 16 settembre 2021. La mostra di riapertura sarà un progetto site-specific concepito per il piano terra del Podium di Fondazione Prada di Simon Fujiwara che introduce il pubblico nel mondo di Who the Bær, un originale personaggio dei cartoni animati che abita un universo creato dall’artista. Who the Bær – o semplicemente “Who” – è un* ors* senza un chiaro carattere; perchè si sa di questi tempi anche gli ors* hanno da essere genderless. Sembra non aver ancora sviluppato una forte personalità o istinti propri. Non ha una storia, un genere definito o persino una sessualità, sa solo di essere un’immagine e tenta di definirsi in un mondo di altre immagini. Who the Bær si trova in un ambiente piatto, online, visuale, ma pieno di infinite possibilità. Who può trasformarsi o adattarsi in qualsiasi immagine che incontra, assumendo gli attributi e le identità di chi vi è raffigurato: esseri umani, animali o anche oggetti. In questo senso l’universo di Who the Bær è un mondo di libertà: Who può essere chiunque desideri essere, Who può trascendere il tempo e lo spazio, Who può essere sia soggetto che oggetto. Who the Bær potrebbe persino non essere mai in grado di superare la sua unica vera sfida: diventare qualcosa di più di una semplice immagine.
La Signora delle Fondazioni meneghine, madre del sema del quartiere Soupra, riapre al pubblico – e finalmente potremo tornare a giocare a flipper al Bar Luce, spararci un selfie davanti alla Golden Tower di Koolhas e godere del contemporaneo; nella sua accezione agambeniana
Le avventure di Who the Bær sono presentate alla Fondazione Prada all’interno di un grande labirinto realizzato quasi interamente in cartone, materiali riciclabili ed elementi creati a mano. Percorrendo l’installazione che in pianta riproduce un* ors*, il pubblico assiste alla nascita del personaggio dei cartoni animati Who the Bær da un segno grafico elementare, prima di immergersi in una serie di avventure che seguono Who nel proprio mondo fiabesco. Attraverso un racconto fatto di disegni, collage, sculture e animazioni, i visitatori sono testimoni della sua perenne ricerca di un sé autentico. Nella sua mostra Fujiwara racconta al pubblico un percorso di formazione costellato da numerosi eventi felici o traumatici. Dai focus group alle sessioni di terapia, dalla chirurgia plastica ai viaggi globali, dalle fantasie sessuali ai sogni distopici, l’artista ritrae il processo evolutivo di un personaggio fittizio a partire dalla prospettiva con cui questo interpreta e si appropria del “mondo reale” delle immagini, distorcendo tutto ciò che vede nella logica assurda del suo personale universo. Ii lavoro dell’artista che ha da sempre riflettuto sul desiderio umano che sta alla base delle attrazioni turistiche, delle icone storiche, delle celebrities, dell’edutainment e del neocapitalismo – è quello che ci serve per riappropriarci in maniera onirica del contingente in maniera escapista.