Innanzitutto l’etimologia: lo swap è lo scambio, il baratto; il party sapete tutti cos’è. In secondo luogo una storia: la pratica ovviamente ha storia antica che precede la moneta e percorre pure l’ideale delle comuni e le utopie libertarie (Mauss docet) e via dicendo, ma assume una certa risonanza a seguito della grande recessione del 2008, tra una bolla speculativa e l’altra, per poi diffondersi a macchia d’olio un po’ perché è bello e un po’ perché meno si spende più siamo contenti. Insomma, lo Swap Party è un momento di incontro in cui ci si scambia oggetti secondo due binari paralleli: necessità e semplice voglia. La prima trova le sue ragioni nella recessione e negli stipendi bassi, la seconda è per oggetti che altrimenti finirebbero per essere etichettati alla stregua di rifiuti: roba in eccesso, roba vecchia, roba fuori taglia, roba che non si sa proprio come aggiustare, roba che non piace più, roba di cui si vuole sbarazzare, roba fuori moda, della nonna, del fratello, dello zio, dell’ex coinquilino che ha abbandonato una montagna di roba nello sgabuzzino e non è mai tornato a prendersela e siccome è passato troppo tempo la daremo ad altri anche senza il suo consenso.
Stooping, ovvero la pratica dell’andare a caccia di forniture d’arredo sui marciapiedi.
Tutti sappiamo poi che c’è una maniera precisa di raccattare oggetti qua e là risparmiando al limite del risparmio, a costo zero: anticipare l’AMSA. Tavoli, seggiole, sgabelli, lampade, letti, armadi, mensole, poltrone, divani, insomma, case intere stanno spesso all’ombra notturna degli angoli della strada. Tutti hanno preso qualche oggetto da quelle cataste improvvise, godendo della fortuna d’aver trovato una buona lampada e ringraziando ignoti per il regalo. Questa pratica ha un nome che s’è imposto negli ultimi anni: Stooping, ovvero la pratica dell’andare a caccia di forniture d’arredo sui marciapiedi (da to stoop, ovvero “chinarsi”).
Parliamo insomma di giovani scavengers del XXI secolo con un’attenzione ben calibrata all’oggetto di belle fatture, ma soprattutto una struttura organizzata. Perché lo Stooping è una pratica urbana che unisce potenzialmente migliaia di persone in un rapido passaparola che rimappa la città in angoli della cuccagna, provocando corse immani il cui premio – per i più rapidi o i più vicini – è tanto un LINANÄS Ikea quanto un Maralunga di Magistretti. Le cose importanti sono: (1) non pagare, (2) essere veloci e indomiti, e (3) non buttare via nulla, ma piuttosto regalare. A metà tra comunità di scambio e baratto, scavenger urbani ed ecologia della filiera d’arredo (un ibrido tra riuso e reimmisione), lo stooping ha un avversario ben mirato: l’idea di rifiuto e la sua traghettatrice, l’AMSA.
Gli Swap Parties sono la traduzione di questa forma di condivisione, il gathering degli stoopers.
Giusto un anno fa, in quel di Città Studi, nasce Stooping Milano. La prima community in Italia organizzata online, su Instagram, sul modello del profilo più celebre e primo in assoluto degli stoopers, quello di New York, risalente al 2019. Il funzionamento è semplice, il profilo raccoglie foto e indirizzi dei giacimenti d’oggetti e le segnalazioni sono giornaliere, fatte dai passanti – che poi sono gli utenti che si faranno il giro di mezza città per andare a prendere qualche oggetto, con la determinatezza di arrivare prima d’altri. In bici, in metro, in auto, a piedi: ci sono storie di chi ha rubato all’AMSA un biliardino e se l’è portato a casa in metro, giocando sui binari; di chi ha smontato divani per portarli in auto, per strada; di chi s’è diviso poltrone e di chi s’è portato sgabelli a mo’ di zaino.
Lo Swap Party s’è quindi legato con una certa coerenza allo stooping, poiché c’è oramai chi, piuttosto che segnalare all’AMSA e trasformare oggetti in rifiuti, predilige passare direttamente per i canali della community e vedere se qualcuno di quelle migliaia di persone sia interessata a ritirare da sé la roba in questione. Il Party è la traduzione di questa forma di condivisione, il momento in cui tutte e tutti si ritrovano per scambiare, il gathering degli stoopers.
Un gettone, ingresso libero, appostamenti, strette di mano, gente che avete conosciuto perché v’ha scavallato la poltroncina dei sogni da Piazza Aspromonte soltanto perché s’è inceppata la 91, ed è lì pronta a barattarla. Insomma, tra caccia al tesoro, corse sfiancanti, attenzione morbosa, premi irrinunciabili e scambi convenientissimi in stile svuota cantine, con un pizzico di necessità e una forte attitudine comunitaria, lo stooping e lo swap party s’apprestano a combattere le case brutte e, ovviamente, l’AMSA.