Con un percorso estremamente eclettico sulle spalle, Andrea Avellino ha indagato ogni strada per costruire pezzo pezzo la sua: artista, grafico e co-fondatore dello studio creativo NEWFORMAT, con base a Berlino ma attivo anche in Italia. Ci racconta le infinite possibilità dei linguaggi digitali, della capacità di traduzione e adattamento della creatività e, soprattutto, dell’amore per un mestiere che diventa vita. Tutto questo anche nel progetto realizzato per Dr. Martens.
“l’universo materiale, quello digitale e quello spirituale avranno confini sempre più sfocati.”
Ci racconti qualcosa di te e della tua storia?
Da piccolo passavo tanto tempo a disegnare, e a perdermi in speculazioni e indagini sulla natura della realtà che ci circonda, in uno stato di daydreaming quasi costante. Ho sempre visto nel processo creativo un fenomeno alla base del rapporto tra l’essere umano e l’universo, ed è attorno a questo istinto che sviluppo la mia identità e la mia carriera.
Durante gli anni all’università, a Roma, ho studiato architettura e design. E’ lì che sono venuto a contatto con la CGI (Computer-generated imagery, n.d.a.), approfondito la storia dell’arte e appreso le basi della progettazione. Dopo gli studi ho seguito un percorso apparentemente non tanto lineare. Sono stato assistente di fotografia digitale per un corso di laurea per stranieri, ho lavorato diversi anni nella motion graphic, videomaker per un breve periodo e animatore 3D.
Dal 2015 ho vissuto a Milano, e nel 2017, con l’arrivo sul mercato degli HMD (Head Mounted Displays, n.d.a.), ho investito nella ricerca e sviluppo per la Realtà Virtuale, realizzando simulazioni per brand italiani di design ed ingegneria.
Di lì a poco mi sono trasferito a Berlino, con l’intenzione di assumere un metodo più sperimentale e conoscere da vicino l’avanguardia artistica della città, e nel 2019 sono entrato a far parte di Selam X, un collettivo di artisti digitali accomunati da un approccio punk/psichedelico al processo creativo. Lavorare a contatto con questo gruppo è stata un’esperienza profondamente trasformativa e rivelatrice, che mi ha incoraggiato a sviluppare un mio stile riconoscibile.
All’inizio di quest’anno ho fondato, insieme a 3 amici e colleghi, NEWFORMAT, studio creativo con base a Berlino con focus su CGI, Digital Fashion ed AI.
Cosa vuol dire per voi il vostro lavoro? Siete uno studio, vi relazionate con tanti clienti e necessità diverse. In che modo riuscite a tradurre di volta in volta la vostra ricerca?
Il nostro è un lavoro che da un lato permette un grado di creatività pressoché illimitata, dall’altro vive e dipende da dinamiche di mercato capitalistiche che per loro natura spesso tendono a mortificare la creatività stessa. Per questo sentiamo la necessità di lavorare ad un’identità forte e riconoscibile, ad un’estetica non facilmente sostituibile. E credo questo avvenga spontaneamente nel momento in cui un artista riesce a mantenere a fuoco il motivo per il quale ha iniziato a creare dal primo giorno, nel momento in cui non abbandona quel sentimento di mistero, divertimento e pienezza che viene dal processo di dare forma e colore nel mondo reale (o virtuale) a qualcosa che nasce nella mente. Riuscire a sopravvivere e crescere nel mercato, conservando il fascino di questo piccolo miracolo in tutti i progetti è, per me, il vero senso di questo mestiere e la sua massima espressione.
Siete molto lanciati verso la sperimentazione. Ci racconteresti qualcosa di più rispetto al mondo del digitale e le nuove tendenze e direzioni che vedete e perseguite?
E’ talmente lampante da essere, oggi, una banalità: il digitale si espande, cambia e si aggiorna a velocità esponenziale, ed è importante avere consapevolezza di cosa accade ed esiste nel mondo. Detto ciò, al di là dello stare al passo con la tecnologia, esiste una dimensione senza tempo nel nostro lavoro che distingue un creativo dall’altro: il metodo con cui si utilizzano gli strumenti a disposizione, qualsiasi essi siano. Ci piace trovare applicazioni alternative rispetto a quelle per le quali gli utensili (nel nostro caso soprattutto softwares) sono stati progettati.
Questa è una filosofia che con NEWFORMAT cerchiamo di adottare per ricercare possibili soluzioni estetiche d’avanguardia: dipingere col martello.
Siete stati coinvolti da Dr. Martens per un nuovo progetto per la città di Milano. Di cosa si tratta? In che modo avete scelto di lavorare?
Siamo felici e onorati di essere stati selezionati per il lancio della nuova collezione Tarik AW21 di Dr. Martens, in particolar modo perché ci è stata lasciata libertà pressoché totale di sviluppare il concept e l’immagine. Per l’environment, abbiamo deciso di identificare alcuni concetti, materiali e sostanze in relazione al brand e alla scarpa, e da lì modellare una “nicchia” espositiva dove sistemare la scarpa, quest’ultima ricostruita manualmente a partire dal 3D scan del modello reale. Cemento crepato e metallo si deformano attorno allo stivaletto, che sembra piegare con la sua massa lo spazio-tempo di un ambiente metafisico. Gocce d’acqua cristallizzata in sospensione aumentano la profondità dell’immagine restituendo bagliori di luce riflessa, mentre un serpente (richiamo al biscione dei Visconti, simbolo della città di Milano), avvolge e tiene insieme la composizione. Ci siamo divertiti!
Le strade e le visioni che ci si aprono davanti sono tante. Se dovessi usare le parole come una vostra opera, che immagine vorresti lasciarci?
Penso che proseguirà, accelerando, questo processo di proliferazione di nuovi modi di fare arte e la loro fusione. La realtà verrà aumentata costantemente. Lo stesso perimetro di ciò che noi chiamiamo “realtà” andrà espandendosi; l’universo materiale, quello digitale e quello spirituale avranno confini sempre più sfocati. Immagino un futuro caleidoscopico in cui le possibilità si moltiplicano e con loro la nostra capacità di immaginare nuove cose. Se riusciremo ad addomesticare l’intelligenza artificiale, penso ci si apriranno davanti strade e visioni illimitate. Se.