Elisabetta Sgarbi è una figura poliedrica, attiva nel mondo dell’editoria tanto quanto in quello della produzione musicale e cinematografica. Dopo venticinque anni di lavoro per la casa editrice Bompiani, nel novembre 2015 è tra i fondatori di La nave di Teseo Editore, di cui è oggi Direttrice generale ed editoriale. Allo stesso tempo dirige Baldini+Castoldi, Oblomov Edizioni, la rivista Linus e l’omonimo festival del fumetto. Accanto all’editoria, si muove nel cinema da quasi vent’anni, e la sua ultima produzione è Nino Migliori. Viaggio intorno alla mia stanza (2022), film dedicato al grande fotografo bolognese, mentre nel 2020 ha fondato la Betty Wrong Edizioni musicali, che ha esordito producendo il doppio album degli Extraliscio È bello perdersi. Inoltre, presiede la Fondazione Elisabetta Sgarbi, attraverso la quale promuove la lettura, la diffusione della cultura e della conoscenza dell’arte, ed è membro del CdA della Fondazione Paulo Coelho, ed altresì della Pontificia Accademia delle Arti e delle Scienze.
E infine: Elisabetta Sgarbi ha ideato ormai ventiquattro anni fa il Festival Internazionale La Milanesiana – Letteratura Musica Cinema Scienza Arte Filosofia Teatro Diritto Economia Sport Fumetto, che si sviluppa lungo gran parte dei mesi estivi in tutta la penisola italiana. Le tappe milanesi sono ospitate da partner illustri come il Piccolo Teatro, Fondazione AEM, per citarne alcuni. Tra essi emerge Volvo Studio Milano, con cui prosegue la collaborazione inaugurata lo scorso anno.
Fu subito chiaro che c’era una grande sintonia. Per me questa è la cosa fondamentale: verificare la sintonia.
Può raccontarmi come è arrivata a immaginare la rassegna La Milanesiana?
Non l’ho immaginata, se non quando mi chiesero venticinque anni fa di pensare a qualcosa per Milano, visti i miei molteplici interessi. Pensai a cinque giorni dedicati alla poesia, così – mi dissi – la cosa fallisce e non mi chiedono più nulla. Invece andò molto bene. E siamo qua.
Riuscirebbe a selezionare i suoi eventi preferiti di questi anni di Milanesiana? Immagino ci saranno centinaia di momenti speciali.
La prima edizione, la serata di chiusura: il Maestro Riccardo Muti che premia Carmelo Bene per la sua opera poetica, ‘l mal de’ fiori. Code e code. E poi le conferenze di Umberto Eco al Teatro Dal Verme.
Invece, parlando di La nave di Teseo, mi racconta come è nata e il significato del nome scelto?
Il nome lo scelse Eco, e viene da Le vite parallele di Plutarco, precisamente La Vita di Teseo, dove si racconta che la nave di Teseo si ritrovò spiaggiata ad Atene. Via via che si deterioravano, le componenti originali venivano sostituite con componenti nuove, finché tutte vennero sostituite. Così la Nave divenne il perno di un dilemma sull’identità: è la stessa nave o è una nave diversa? Cosa è che rende una cosa ciò che è? La sua “forma”, cioè il fatto che si sta parlando della “stessa” Nave, o la sua “materialità” (il legno di cui è fatta)? Il gioco per Eco stava nel fatto che i fondatori della Nave lasciavano (per un motivo ideale, per sottrarsi alla vendita delle case editrici della RCS alla Mondadori) una casa editrice in cui avevano lavorato e vissuto per lungo tempo, la Bompiani, per fondarne una nuova. Era una nuova casa editrice, ma con la medesima anima.
Avete un calendario di uscite molto fitto, e allo stesso tempo molto diversificato. Quali sono le linee guida della casa editrice?
Costruire un catalogo di libri e autori che nel tempo rimanga, in cui gli autori trovino una “casa”, appunto.
Tornando a La Milanesiana, quando avete iniziato a collaborare con Volvo Studio Milano? E come si è creata la prima occasione?
Fui invitata a un concerto presso il Volvo Studio e lì conobbi Chiara Angeli, ci scambiammo il numero di telefono. Qualche giorno dopo la chiamai e andai a trovarla a Bologna. Fu subito chiaro che c’era una grande sintonia. Per me questa è la cosa fondamentale, verificare la sintonia. Poi mi sono messa in una posizione di ascolto, per capire cosa fa Volvo e capire come calarlo in un programma artistico.
Che opportunità dà ad una rassegna storica collaborare con un partner come Volvo?
Dà idee. Confrontarsi con una realtà dinamica e creativa come Volvo, dà idee. L’argomento dell’intelligenza artificiale che abbiamo trattato nei tre appuntamenti di questa edizione è nato ascoltando le ricerche di Volvo. Dopodiché noi l’abbiamo declinato tra musica, letteratura, scienza, medicina e teatro.
Come progetta o sceglie gli eventi della programmazione che avranno luogo presso Volvo Studio? C'è una concezione di concerto con Chiara Angeli?
Tutto nasce, come accennavo, da un ascolto di Volvo, di dove sta andando, quali sono i loro progetti. Poi il programma è nella mia responsabilità e lo annuncio alla conferenza stampa. Ma la sintonia c’è e ci ritroviamo sempre.
Ha idea di come il vostro pubblico abbia reagito alle riflessioni sull'Intelligenza Artificiale che sono state proposte durante le tre serate da Volvo Studio?
Io cerco di affrontare sempre un tema dal punto di vista di diverse discipline. Lo spettatore esce, spero, con tanti stimoli, non con un’idea. Come investito da un turbine di idee il cui rilascio è più o meno veloce.
Ha un autore preferito? E un musicista? Ovviamente anche più di uno.
Non so se è il mio preferito. Ma il mio pensiero è andato subito a Franco Battiato, che della Milanesiana è stato non solo ospite, molte volte, ma anche padre ideale. La Rosa, che è il simbolo del festival, è rielaborata ogni anno da Franco Achilli a partire dal dettaglio di un quadro di Battiato: perché lui era non solo musicista ma anche regista e pittore.