Ad could not be loaded.

I Farinotti: Pino e Rossella

L’incredibile storia di scrivere dizionari del cinema

Written by Annika Pettini il 14 December 2022

I Farinotti e Lynch, 2014

Avete mai parlato con qualcuno che ha scritto un dizionario? Che ha scelto di mettere nero su bianco il suo sapere ma, soprattutto, la sua dedizione. Quest’anno, dopo 3 anni di sospensioni (per svariati e ovvi motivi) ritorna Il Farinotti: un dizionario a tutti gli effetti, scritto piccolo ma corposo, ma che parla di cinema e di film, edito quest’anno dalla casa editrice La vita felice (Book Time). Fondato da Pino Farinotti, critico cinematografico, giornalista e scrittore italiano, nel 1979 negli tempo è cresciuto e evoluto, con una sferzata nel 2008, anno in cui ha iniziato a collaborare anche Rossella Farinotti, sua figlia ma soprattutto curatrice e ricercatrice che lavora nel mondo dell’arte contemporanea. Insieme hanno portato un dizionario di film e cinema ad un approccio trasversale, aprendo la strada a quella che oggi, sempre di più, è riconosciuta come ibridazione di linguaggi.
Insomma, ci è sembrato tuto abbastanza incredibile e siamo andati a farci raccontare quella verità che sta dietro lo scegliere di scrivere un dizionario con tutti i crismi.
Il Farinotti 2023 viene presentato venerdì 16 dicembre da Pino e Rossella nella Cineteca Arlecchino di Milano.

La posizione critica è quella della distanza dalle ideologie e dal politicamente corretto.

 

Si trova molto poco sulla storia di questo progetto, che sta riuscendo a navigare nel tempo e tra le maree e i cambiamenti che si porta dietro. Questo vuol dire che è un caposaldo.

 Lavorando sull’edizione 2023 ci siamo resi conto che della storia e delle varie tappe del percorso del Farinotti si sa poco e, a livello mediatico, non si trovano dati storici in giro. Penso sia dovuto anche al fatto che nel 2000 i diritti del Farinotti furono ceduti in parte per la nascita del sito MYmovies che ha preso forma proprio partendo dalle sole schede del dizionario. Da quel momento lo sviluppo critico del lavoro portato avanti da mio padre è andato di pari passo e parallelamente anche sull’online.

Ma, di fatto, il Farinotti – questo librone enorme che ogni anno si arricchisce con i titoli dei film che escono nelle sale cinematografiche italiane e che vengono visti ai festival – esiste dal 1979, anno in cui mio padre uscì con il primo dizionario. Mi immagino sempre il lavorìo minuzioso, appassionato e lunghissimo nato dall’idea di inserire, in ordine alfabetico, ogni film di cui era a conoscenza (spulciando riviste di settore, andando al cinema a vedere 3 o 4 film al giorno) che mio padre iniziò a fare con una macchina da scrivere e dei fogli bianchi.

La vera storia di come è nato, come è stata la prima volta e in che contesto è successo tutto ciò.

P.F. Ero alla Rusconi. Mi venne l’idea di un unico volume che potesse contenere tutti i film usciti dalla nascita del cinema. Feci tutti i calcoli e mi resi conto che era possibile. Incontrai Edilio, il gran capo, uomo illuminato, che approvò. La prima edizione uscì a dispense.

Che tipo di strumento si voleva creare? A che bisogno rispondeva?

P.F. L’idea era, appunto, quella di un unico volume di veloce consultazione. Il “bisogno” era quello dell’utente che, a fronte di un titolo programmato in televisione, poteva farsi un’idea del film.

La prima svolta: ovvero il tuo arrivo Rossella. Perché se ne è sentito il bisogno? L'hai voluto tu? Che cosa è cambiato? Tutto questo succede perché si resta nel presente, non ci si astrae ma si racconta quello che è.

R.F. Penso che il mio arrivo nel 2008 – sulla copertina di quell’anno ci sono Kate Winslet e Leonardo di Caprio in una sequenza di Revolutionary Road – fosse dettato anche da questa tua osservazione: mio padre voleva un confronto generazionale, dato da una persona che ha avuto il suo timbro di formazione (coi grandi film di Ingmar Bergman a Federico Fellini, di Stanely Donen fino a Wim Wenders, da Alfred Hitchcock a Woody Allen), ma che poi, negli anni, ha preso altre strade, legate soprattutto all’arte visiva contemporanea. Dunque abbiamo iniziato a confrontarci sui film, anche quelli passati che – pochi anni fa – hanno subito un “upgrade” nelle stellette, che sono il metro di giudizio del dizionario (e di MYmovies successivamente). Mio padre, oltretutto, negli anni guarda sempre meno film, per questo il team di critici e giornalisti di MYmovies e il mio supporto erano sempre più utili. Quando sono subentrata al dizionario mio padre stava collaborando con Newton Compton, con cui sono state realizzate una decina di edizioni. 

Il Farinotti ha infatti negli anni collaborato con diverse case editrici storiche italiane: da Rusconi (il primo dizionario composto da tre volumi, in copertina ci sono le immagini di attori ed attrici) a Sugarco, che oggi non esiste più; Mondadori, Esedra, Rizzoli, Garzanti 

Quella di Mondadori è mitica: fu realizzata con la collaborazione con Blockbuster. Era la guida di tutti i negozi. Ti ricordi Blockbuster?

E infine cosa vuol dire farlo oggi rispetto a una posizione di critica e di panorama mutato, è un cimelio o risponde ancora a delle necessità che non sono prettamente di ricerca o del settore?

P.F. La posizione critica è quella della distanza dalle ideologie e dal politicamente corretto. Ciò che interessa è la qualità, la sostanza, l’estetica di un film, la capacità di dettare sentimento, cultura e comportamento.

Rispetto alla fluidità ormai dei linguaggi e dei media, come si pone? È un baluardo del passato, con un velo di malinconia, o è sentito?

P.F. Certo ormai il concetto stesso di “dizionario” sembrerebbe sorpassato da internet. E’ un grosso ostacolo alla carta, sappiamo. Il “Farinotti” può essere, appunto, definito un “cimelio”. Tanta gente lo ha collezionato negli anni.

Avendo una forma e un’anima “monolitica”, riesce a rispondere alla smaterializzazione e ibridazione di oggi?

P.F. Bisogna intendersi sulla “smaterializzazione e ibridazione”. Diciamo che a noi non interessa. Proseguiamo sulla nostra strada. Niente è più discrezionale del cinema. Noi proponiamo la nostra “discrezione”. Molti la condividono.