Un food truck con cuoco stellato: why not? E infatti a Streeat Food Truck Festival ci si può imbattere anche nella cucina di Marco Sacco del ristorante Piccolo Lago di Verbania. Il food truck in questione si chiama “Stars in the Street”: abbiamo fatto una chiacchierata con Paolo Sappino, che di “Stars in the Street” è l’amministratore delegato, che ci ha raccontato come nasce e si sviluppa un food truck stellato.
Zero – Cos’è Stars in the Street?
Paolo Sappino – Stars in the Street è un progetto giovane ed ambizioso che ha come obiettivo quello di portare lo street food a livelli qualitativi d’eccellenza senza snaturarne la natura e la storia.
Chi siete? Da dove venite? Dove state andando?
“Stars in the Streets” è un brand, una linea di prodotto, della Food Truckers Italia, la società che ho aperto quasi un anno fa con due soci tra cui Lorenzo Pignatti – titolare della +39 events, società leader nel settore della gestione di eventi corporate su territorio italiano – che è alla guida del progetto imprenditoriale.
Portare in strada il cibo “stellato” (comunque di qualità eccelsa), alla portata di tutti e in contesti nuovi è stata la prima scintilla sulla quale abbiamo costruito un progetto unico e innovativo, che ha trovato poi il suo culmine quando abbiamo incontrato lo chef Marco Sacco del ristorante Piccolo Lago di Mergozzo, 2 stelle Michelin, che si autodefinisce uno “chef viaggiatore”, ed ora con orgoglio possiamo dire che è parte integrante del nostro progetto, della nostra azienda e nostra garanzia di qualità.
Il futuro cambia ogni giorno, il progetto sta riscuotendo un grandissimo interesse e scopriamo continuamente nuovi orizzonti, nuove opportunità; difficile identificare ora un obiettivo, ma sicuramente vogliamo far mangiare bene i nostri clienti, far loro assaporare piatti nuovi, sapori unici, portare per le strade cibo genuino di qualità.
Spiegaci come e perché ti sei avvicinato alla cucina.
Personalmente non mi sono avvicinato alla cucina… è sempre stata parte di me: la differenza è che prima era un hobby e una latente e nascosta idea imprenditoriale nella testa, mentre oggi è realtà professionale e probabilmente la realizzazione di un sogno che dovrò saper amministrare con grande attenzione, passione ed entusiasmo grazie e con il supporto dei miei soci.
Come è nata l’idea di attrezzare un food truck? Quali sono stati l’investimento iniziale e le difficoltà che avete incontrato a livello operativo?
Come anticipato tutto parte dalla Food Truckers Italia che nasce per soddisfare la richiesta da parte delle aziende e degli organizzatori di eventi di poter disporre di un mezzo per eventi spot. Non esisteva in Italia chi metteva a disposizione un mezzo street food con determinate caratteristiche votate all’alta qualità e flessibilità: ora sì. Di fatto nasciamo come società di servizi in ambito street food con la caratteristica di poter affittare attrezzature di banqueting itinerante a chiunque ne faccia richiesta. Lo sforzo finanziario non è propriamente banale.
Poi siamo evoluti nel giro di pochi mesi grazie al supporto del nostro Chef Executive con il quale ci stiamo indirizzando verso un sempre più evidente impegno nella somministrazione diretta: da qui quindi la nascita di “Stars in the Street”.
Le difficoltà sono molte: oltre all’impatto economico già citato, c’è una burocrazia piuttosto complicata per le licenze, le certificazioni e le autorizzazioni, ma ci siamo messi di buona lena con degli ottimi consulenti per capire bene le regole del gioco e siamo molto fieri oggi di poterci muovere in grande tranquillità nelle strade, ai festival e agli eventi, sapendo di aver rispettato le complicate seppur dovute (col cibo non si scherza) direttive.
Quali consigli daresti a chi vuole iniziare questa attività? Si guadagna con un food truck?
Difficile dare consigli: sono talmente tante le variabili di questo ramo della ristorazione che non mi sento di tracciare per ora una linea di comportamenti certi per avere successo. È un settore affermato in altre nazioni, ma nuovo, anzi nuovissimo, in Italia (o forse è antichissimo o lo stiamo solo riscoprendo?): è attraente, simpatico, innovativo e sicuramente sta funzionando molto. Ci stiamo provando insomma, scoprendo giorno dopo giorno successi e difficoltà di questo business.
Qual è la linea della cucina? Come mai un cuoco stellato come Marco Sacco ha voluto confrontarsi con lo street food?
La linea della cucina è non avere una linea e seguire cosa vogliono i nostri potenziali clienti a seconda di dove ci si trovi, la nostra peculiarità è proprio quella di non essere “mono prodotto” ma poter variare la nostra offerta in base alla stagione e collocazione geografica. Il nostro menu a Milano sarà diverso da quello che proporremo a Udine o Genova o Roma.
Marco Sacco è uno chef stellato perché ama il proprio lavoro, ama cucinare e ama sorprendere le persone, ama confrontarsi con la novità e con l’innovazione, ama cucinare divertendosi e quindi esprimere la propria arte a beneficio del pubblico. Ma soprattutto ama viaggiare e farsi contaminare da idee, culture, colori: quale occasione migliore dello Street Food per unire tutte le sue passioni?
Dove fate la spesa? E qual è il nome del produttore di cui non potete fare a meno?
Facciamo la spesa dove serve: canali ho.re.ca classici, ma sempre di qualità e di nicchia, e ovunque troviamo qualcosa che ci sorprenda. Di chi non possiamo fare a meno? È risaputo che tutti sono utili e nessuno indispensabile.
Qual è il vostro piatto cult?
Piatto Cult? Tra dieci anni – forse – avremo un piatto cult, ora ci divertiamo a far divertire la gente, con gusto e innovazione. Comunque diciamo che il nostro panino con sfilaccio di maiale affumicato 18 ore e salsa BBQ fatta a regola d’arte, oppure il nostro Angus Beef irlandese servito in un panino kebab con salsa allo yogurt e fondente di cipolla sembrano davvero piacere molto!
Pensi che la realtà dei food truck, abbastanza giovane in Italia rispetto ad altri paesi come gli Stati Uniti, qui possa diventare un fenomeno radicato o solo passeggero?
Questa è la domanda che si stanno ponendo tutti gli operatori del settore. Sicuramente è un ramo della ristorazione in fase esplosiva e prima o poi dovrà trovare un proprio equilibrio e stabilità. Quanto distante dal fenomeno odierno? Difficile fare una previsione ora. Sicuramente e come sempre qualità, customer orientation e capacità di leggere i trend del momento saranno una chiave importante per chi vuole restare in piedi.
Quali sono i vostri bar e ristoranti preferiti a Milano?
Non risponderei mai a questa domanda, si rischia l’incriminazione per spionaggio industriale. Scherzi a parte, personalmente amo bere cocktail buoni e ricercati: diciamo che il The Doping Club in Darsena e da Mimmo Milano in zona Porta Venezia sono posti decisamente piacevoli, rilassanti e di grande qualità. Per quanto riguarda i ristoranti adoro il pesce, ma la lista è troppo lunga qui a Milano.