Una buona notizia per Milano in generale e per il Ticinese in particolare: mercoledì 9 dicembre apre Verso, libreria, bar e spazio incontri dedicato alla cultura. Per saperne di più, abbiamo intervistato i proprietari e ideatori del progetto (nella foto, manca Alessandro Beretta e con i soci c’è il direttore della libreria Davide Mosca).
ZERO – Cos’è Verso?
Andrea Gessner – Verso è una libreria, bar, spazio incontri nel cuore della movida milanese, a due passi dalle Colonne di San Lorenzo. Speriamo che diventi un punto di riferimento per gli amanti dei libri milanesi, un ritrovo per lettori, scrittori, artisti in un quartiere che tutto offre tranne spazi per la cultura.
Chi siete? Da dove venite? Chi fa cosa?
Tomaso Biancardi – Siamo, principalmente, cinque amici, quattro milanesi e uno, Andrea, è cresciuto a Venezia, anche se nato anche lui a Milano. Ci conosciamo chi dalla culla, chi dal liceo, chi da più di recente. Abbiamo esperienze lavorative diverse: due di noi sono editori (Andrea Gessner di nottetempo e Pietro Biancardi di Iperborea), Lisa Sacerdote è photoeditor, Alessandro Beretta è il direttore del Milano Film Festival e scrive sul Corriere. Io, Tomaso Biancardi, vivo tra Milano e Istanbul, sono scout letterario e traduttore. Davide Mosca, il direttore della libreria, è anche uno scrittore. Tra noi, copriamo l’intera filiera della produzione dei libri. Ci mancava solo cominciare a venderli direttamente! Nessuno dei soci lavora direttamente in libreria, ma tutti portiamo idee e proposte, a seconda delle nostre competenze e conoscenze. In negozio, insieme a Davide, ci sono quattro giovani librai che si occuperanno sia della parte libreria che della parte bar.
Perché, di ‘sti tempi bui per l’editoria, avete deciso di aprire una nuova libreria?
Tomaso Biancardi – Da quando ho iniziato a lavorare in editoria, dieci anni fa circa, sento dire che sono tempi bui per l’editoria. Sicuramente c’è un certo tipo di editoria che sta attraversando un periodo difficile, così come molte librerie sono state costrette a chiudere. Ma è anche vero che è un settore vitale, in trasformazione, dove ci sono opportunità e tanti – non solo noi – rimangono ottimisti: tant’è che nascono continuamente nuove case editrici, come NNE, che ospiteremo il 16 dicembre in libreria, per non parlare della recentissima Nave di Teseo. Anche per le librerie, non ci
sono solo chiusure: la Gogol & Co, per esempio, ha aperto cinque anni fa a Milano; a Venezia, la Marco Polo ha appena aperto una nuova filiale. Abbiamo deciso di aprire una libreria perché è un sogno che avevamo tutti, da tanto tempo. L’abbiamo aperta adesso perché solo adesso siamo riusciti a trovare lo spazio ideale, i soci giusti, i soldi, il tempo, e tutto quello che ci serviva per farlo.
Cosa vi aspettate da questo nuovo progetto?
Tomaso Biancardi – Ci aspettiamo tante soddisfazioni, abbiamo grandi ambizioni. Vogliamo diventare un punto di riferimento per la vita culturale milanese, una casa a Milano per gli editori di tutta Italia, ma anche – e questa è la sfida più grossa – un luogo di quartiere, dove si radunino tutti i lettori della zona orfani di librerie, un bar accogliente, per chi torna a casa dal lavoro. Speriamo che i bambini si sentano a casa nello spazio che abbiamo creato per loro, in mezzo a libri e giochi, e che per i loro genitori sia un piacere portarceli. Quanto a noi, abbiamo una gran voglia di divertirci, di circondarci di persone come noi, che amano leggere e far leggere. Allo stesso tempo, non è beneficenza: abbiamo fatto i nostri conti – speriamo giusti – e non puntiamo alla mera sopravvivenza. La mia idea (ma gli altri soci ancora non lo sanno) è poi di replicare il progetto a Istanbul, dove vivo.
Come avete fatto ad aprire? C’è qualche imprenditore che vi ha dato una mano?
Pietro Biancardi – L’idea nasce da una chiacchierata tra me e Andrea nell’estate del 2013. Eravamo amici da un pezzo, le nostre case editrici (Iperborea e nottetempo) collaboravano già da molti anni, ma solo quella sera davanti a un bicchiere di vino abbiamo scoperto di coltivare lo stesso sogno da ragazzi: aprire una libreria. All’inizio è rimasta un’idea, ci abbiamo anche riso sopra, ma poi piano piano è diventata sempre più concreta. Nell’ultimo anno si sono aggiunti poi anche Tomaso, Alessandro e Lisa. Il lato imprenditoriale è stato quello relativamente più facile visto che sia a me che ad Andrea e Davide, per le nostre esperienze precedenti, qualche budget e bilancio ci è già passato tra le mani. Per tutto il resto sono stati fondamentali i tanti aiuti esterni che per fortuna non sono mancati: librai, editori, baristi, in moltissimi ci hanno dato una mano con consigli, errori banali da evitare, dritte su cose che altrimenti non ci sarebbero venute in mente.
C’è qualche libreria nel mondo a cui vi ispirate?
Lisa Sacerdote – Ci siamo ispirati a diverse librerie italiane e straniere. All’estero un modello di riferimento è McNally & Jackson a Manhattan (libreria, bar, con ampio spazio dedicato agli indipendenti ed eventi quasi quotidiani). Ci piaceva il laboratorio creativo che è la Powerhouse Arena a Brooklyn. Ma all’estremo opposto, almeno esteticamente, ci siamo trovati bene a bere vino in mezzo ai libri della Belle Hortense nel Marais a Parigi. A Londra, la London Review of Books Shop serve ottimi tè pomeridiani e ha un programma di eventi invidiabile, oltre che una proposta estremamente curata. La Tipos infames, nata da poco, è già un riferimento nella vita culturale madrileña. Anche in Italia ci sono bellissime librerie. Senza andar lontano, a Milano, la Gogol & Company, l’Utopia, Il Mio Libro, solo per citare le prime che vengono in mente, e poi a Roma Altroquando, Giufà e minimum fax, la splendida Todo Modo di Firenze o la Marco Polo di Venezia. Mi fermo qui per motivi di spazio, ma ce ne sono di splendide in tante città anche più piccole.
Che tipi di libri vendete?
Alessandro Beretta – Nascendo dall’iniziativa di due editori indipendenti è facile immaginare che il piatto forte della proposta venga dai cataloghi dei marchi indipendenti che più ci piacciono, che conosciamo bene e con cui sentiamo la maggiore affinità, principalmente di narrativa. Questo però senza disdegnare i bei titoli proposti dai grandi editori, e le novità anche mainstream più interessanti. Avremo anche una proposta di libri illustrati e per bambini, e graphic novel. Stiamo chiedendo a scrittori, editori di consigliarci i loro libri preferiti, che proporremo a rotazione.
Quali sono i vostri scrittori milanesi preferiti?
Alessandro Beretta – Più che milanesi, lombardi, e avremo uno scaffale intitolato “Milano siamo noi”. Dai maestri Carlo Emilio Gadda e Alessandro Manzoni, senza dimenticare Carlo Dossi o Delio Tessa, che pare che a inizio Novecento in Ticinese leggesse alle prostitute le poesie di Carlo Porta nei bordelli. Fino a voci meno note e più recenti, penso a due irregolari come Giovanni Gandini, che fondò “Linus”, o a Beppe Viola. Il perché sta nello sguardo che hanno rivolto a Milano, che sarà anche una città “brutta e mal combinata”, come diceva Gadda, ma è piena di dettagli rivelatori ed è una città da ascoltare per strada, un tempo anche nella sua lingua, oggi nelle sue storie. Non parlo dei viventi, ma non mancano belle voci.
Cosa state leggendo in questi giorni?
Tomaso Biancardi – Ho appena finito “Panorama” di Tommaso Pincio (NNE) che ha vinto la prima edizione del premio Sinbad, nato dagli editori indipendenti. È un romanzo sull’ossessione della lettura, un tema che mi sta a cuore, tanto che con altri ossessionati apriamo una libreria. Più sul lungo termine, in vacanza a Natale penso di dedicarmi a “City on Fire” (edito da Knopf/Random House), il romanzo d’esordio di un giovane scrittore americano, Garth Risk Hallberg, che in poco meno di 1000 pagine racconta la New York degli anni Settanta, quella del punk e del CBGB, e culmina nel blackout dell’estate del ’77. È l’esordio più chiacchierato dell’autunno americano e uscirà in Italia (“Città in fiamme” sarà il titolo) a febbraio per Mondadori.
Che libro consigliereste al cliente che entra e non sa assolutamente dove andare a parare?
Davide Mosca – Probabilmente partirei dal mio autore preferito, Raymond Chandler, altrimenti lo dirotterei su una lettura breve ma intensa, di quelle che fa capire la forza della letteratura rispetto alla realtà, come “La passeggiata” di Robert Walser (Adelphi).
Che libro regalerete a Natale? E a chi?
Tomaso Biancardi – “Il libro dei personaggi letterari” di Fabio Stassi (minimum fax) dà una soddisfazione unica e quasi irripetibile: quella di ritrovare personaggi che hai amato, quei personaggi che non volevi finire il libro per paura di non rincontrarli mai più (e, magicamente, parlano!). Mi vengono in mente tante persone a cui piacerebbe: devo solo stare attento a non regalarlo a persone che si conoscono troppo bene.
Che tipo di riviste leggete? Cosa leggete online? Ci date un punto di vista sulla situazione dell’editoria italiana (non prettamente legata al mondo dei libri)?
Pietro Biancardi – Ci stiamo attrezzando per proporre dall’anno prossimo una selezione di riviste internazionali, ci stiamo ancora lavorando. Se si guarda anche all’estero è un mondo sconfinato e interessante, nonostante la crisi nera dell’editoria periodica per fortuna c’è sempre qualche idea o rivista nuova che compare. Riguardo all’online, il panorama italiano è molto interessante, da Il libraio, ricco di informazioni sull’editoria, agli approfondimenti del canale de “La lettura” del Corriere, a versioni online di riviste cartacee come Rivistastudio e Nuovi Argomenti alle proposte di Minima&Moralia, Le parole e le cose, Il primo amore. All’estero, ci si perde solo a pensarci, ma certo visitare Mc Sweeney’s, il sito della rivista fondata da Dave Eggers, è sempre un piacere.
Potete parlarci della linea del bar di Verso?
Lisa Sacerdote – Per il bar la filosofia è poco ma buono. I vini sono selezionati in tutta Italia perlopiù
da cantine piccole ma che fanno un lavoro di qualità e avranno una rotazione mensile anche per adattarsi alle stagioni. Non manca la birra alla spina e non mancheranno i cocktail, partendo inizialmente da quelli semplici, dove possibile con qualche spunto letterario. Per il cibo il “piatto forte” è una selezione di tramezzini veneziani freschi preparati ogni mattina da L’altro tramezzino apposta per noi, con anche proposte vegetariane e vegane.
Per far quadrare i conti è necessario affiancare un bar a una libreria nel 2016? O ci sono altri motivi dietro la scelta?
Andrea Gessner – Gli introiti del bar sono sicuramente un aiuto economico, ma non è il primo motivo. Il bar aiuta anche a trasformare una libreria, che è un negozio, in un luogo di incontro, dove darsi appuntamento, dove fare una pausa, dove incontrare persone che probabilmente condividono le tue stesse passioni: in una parola un posto di ritrovo, che è quello che vogliamo fare.
Potete consigliarci dei libri che abbiano come protagonista il bar e la cultura del bere?
Alessandro Beretta – Più che la cultura, l’ossessione del bere, spesso sono libri tormentati, l’inferno alcolico dantesco nel Messico di Malcom Lowry in “Sotto il vulcano” (Feltrinelli), uno dei più bei romanzi del Novecento, o lo spassoso e critico “Mosca-Petuskì” (Quodlibet) di Venedíkt Eroféev, cronaca di una lunga sbronza a base di vodka clandestina in treno ai tempi del comunismo, adesso ce la meniamo con i bartender e il resto! Più leggero e spassoso, anche per il panorama di personaggi che offre, rimane Bar Sport (Feltrinelli) di Stefano Benni che racconta un’Italia ormai scomparsa.
Cosa vi piace di più del Ticinese? Dove andate a bere e a mangiare in zona?
Pietro Biancardi – Di bar e ristoranti in Ticinese c’è l’imbarazzo della scelta. In questi mesi abbiamo fatto lunghi pranzi di lavoro, riunioni, incontri con editori e fornitori al ristorante A Casa – Eatery. Per l’aperitivo un ottimo riferimento sono le Fonderie milanesi. Per una cena d’estate il giardino dell’Osteria del Binari è uno degli angoli più belli di Milano. Per un bicchiere di prosecco dopo cena è molto consigliato Il Secco, un locale piccolo ma molto accogliente, specializzato in bollicine italiane, aperto qualche mese fa da Giorgio Fontana e altri soci scrittori ed editori.
Quali sono i vostri posti del cuore a Milano: bar, ristoranti e luoghi dedicati alla lettura?
Alessandro Beretta – Su bar e ristoranti in generale sarei troppo di parte, su luoghi dove si beve ma si legge… ho letto alcune volte al bar Giamaica, altre alla Belle Aurore. Tra i luoghi dedicati alla lettura, invece, Milano ha delle belle biblioteche, da quella dell’Accademia di Brera, dove sembra di tuffarsi nell’Ottocento, alla Sormani, la biblioteca centrale, dove a volte incontri lettori che sembrano seduti lì da prima che abbiano creato l’edificio. Infine, il tram è un luogo perfetto per leggere, qualche giro sul 9 tra Porta Genova e Centrale a metà pomeriggio. Anche se adesso scenderò in XXIV Maggio per andare da Verso.