La storia di Fernet-Branca è forse uno degli esempi più eclatanti di come certi simboli, così come certi slogan, rappresentino un termometro piuttosto attendibile dei gusti e del mutamento della società in certi periodi storici. Luca Font è l’artista grafico che ha scavato nell’immagine storica di Fernet-Branca per ripensare uno special pack nel quale lo storico alligatore gironzola satollo tra le architetture più distintive di Milano tra cui Duomo, Citylife e, ovviamente, Torre Branca. Ci abbiamo conversato per capire più a fondo da dov’è partita la sua indagine di ricerca per questo progetto, che ruolo ha avuto (e ha) Milano nelle sue influenze e in che modo ha combinato il suo stile peculiare con l’immagine di un brand storico così tanto connotato.
«Se c’è qualcosa, su tutte, da cui posso dire di essere partito è proprio il senso di modernità e di avanguardia che quei lavori senza tempo ancora oggi trasmettono.»
● Ciao! Tanti ti conosceranno ma non vorrei dare per scontato che questa cosa valga proprio per tutti e tutte. Chi sei? Cosa fai? Che stai combinando in questo periodo?
Ciao! Sono Luca Font e mi definisco generalmente un artista grafico, dal momento che la mia produzione è abbastanza variegata (spazio dai tatuaggi all’arte pubblica passando le illustrazioni) ma sempre accomunata da un approccio stilistico tendenzialmente orientato alle arti grafiche della prima metà del Novecento.
Domanda a caldo: com’è stato lavorare alla special edition di Fernet-Branca?
È stato molto divertente trasportare un’icona del 1920 nella Milano del 2024!
Per questo progetto tu hai analizzato la storia della comunicazione di Fernet-Branca, che ha attraversato diverse epoche riuscendo a rimanere sempre all’avanguardia. Cosa ti ha colpito di più e da dove sei partito per elaborare questa reinterpretazione?
Dell’epoca a cavallo tra Ottocento e Novecento sono sempre molto colpito dall’efficacia e dall’inventiva, in particolare modo nell’ambito dell’illustrazione pubblicitaria che – in quell’epoca – muoveva i primi passi in un modo in cui le regole erano ancora tutte da scrivere. Ecco, se c’è qualcosa, su tutte, da cui posso dire di essere partito è proprio il senso di modernità e di avanguardia che quei lavori senza tempo ancora oggi trasmettono.
La mutua contaminazione tra Milano e Fernet-Branca è manifesta e sostanziale: è la città in cui è nato e in cui ha tutt’ora sede. Cos’ha significato per te ripensare l’identità della special edition rivolgendo un pensiero alla tua città? Cos’è per te Fernet-Branca per Milano e Milano per Fernet-Branca?
Trovo molto interessante l’instaurarsi di una relazione molto specifica tra un brand e la città che l’ha visto nascere, in primis perché le nostre radici sono una parte fondamentale della nostra identità. In questo senso quella di Fernet-Branca è una di quelle storie che raccontano molto bene un posto e un’epoca. Avere una personalità così distintiva ha certamente contribuito a renderla una narrazione iconografica solida e riconosciuta in tutto il mondo.
Il coccodrillo è uno simbolo storico di Fernet-Branca. L’hai reso protagonista della special edition, facendolo girovagare tra i più celebri simboli di Milano (Torre Branca, Duomo, il “nuovo”skyline). Ci racconti qualcosa in più?
Nel fargli fare il salto geografico e temporale mi sono chiesto cosa avrebbe catturato la sua attenzione arrivando qui oggi. Quando arrivo in città che conosco poco, io non sono mai incuriosito dalle persone o da situazioni molto precise; di solito mi limito a camminare senza una meta specifica, quindi ho deciso di applicare lo stesso principio al nostro coccodrillo viaggiatore.
Quali sono state le sfide che hai dovuto fronteggiare nell’equilibrio tra il tuo stile personale e un marchio storico come Fernet-Branca, che ha una forte identità visiva?
La sfida che normalmente si pone in questi casi è quello di modernizzare senza introdurre troppi cambiamenti radicali; qui la soluzione è stata quella di rimanere abbastanza fedeli al coccodrillo prediligendo invece un intervento più marcato sul contesto un cui si muove.
Torniamo su Milano. Sappiamo tutti che è una città che ha vissuto e continua a vivere molteplici fasi di trasformazione – per dirne una: da capitale industriale a epicentro di moda e design. Da persona che si muove spesso in giro per il mondo, che cosa offre, può o potrebbe offrire Milano a chi fa un lavoro come il tuo?
Da questo punto di vista Milano ha due facce: essere il capoluogo culturale ed economico la rende inevitabilmente un polo d’attrazione per molte persone ma questo fa anche sì che la domanda superi spesso l’offerta. In questo senso credo che la specializzazione possa essere l’elemento fondamentale per sopravvivere in un mercato così competitivo.
Ci salutiamo. Quando stappi la tua special edition?
Beh, le imminenti Feste sono un ottimo pretesto per farlo!