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Marco Aimo di Radio Raheem

La costruzione di ponti dal locale al transnazionale, restando in piedi nel business della musica appoggiandosi su più gambe

quartiere Sempione

Written by Tommaso Monteanni il 8 October 2022
Aggiornato il 10 May 2023

Fare musica nel 2022 è tendenzialmente più facile rispetto ad altri periodi storici. L’avvento di internet ha sicuramente facilitato l’accesso ai mezzi di produzione e di diffusione della musica, permettendo a chiunque, attraverso un computer e una connessione, di far arrivare la propria creazione dall’altra parte del globo con un solo click. Ad ogni azione però, corrisponde una reazione, e lo stato delle cose è rappresentato da una sovrabbondanza di musica prodotta nella quale è difficile districarsi, in cui il dramma ha una doppia faccia: in caso tu sia fruitore, ascoltare e scoprire ciò che ti piace senza skippare all’infinito, come se il tuo player digitale fosse una slot machine e l’unica traccia che ti gasa un jackpot; in caso tu sia un produttore, inserire la tua musica affinché arrivi nel giusto contenitore senza perdersi nei meandri dell’internet. È qui che il vero upgrade è fornito dagli aggregatori, piattaforme dove fare community, scambiare, diffondere e incontrare. Ancora meglio se sono on e off line!

Aprirsi è l’unico modo per non rimanere cristallizzati.

È il caso di Radio Raheem, web radio milanese attiva dal 2016, punto focale di svincolo per tante scene musicali, artisti, dj, intervistatori e altri attori del nostro mondo. Reduci del nostro Hyperlocal Festival, dove ci hanno fatto il piacere di partecipare proprio nella postazione dedicata alle web radio di diverse città italiane, sono passato in Triennale a far due chiacchiere con Marco Aimo, uno dei fondatori della radio. Abbiamo parlato della loro nuova postazione, ho scoperto le sue metafore predilette, e mi ha raccontato di 25AV, una nuova piattaforma creata insieme ad altre web radio europee per promuovere artisti audiovisivi. Check this:

Tommaso Monteanni: A più di cinque anni dall’ultima intervista, vogliamo sapere cosa è cambiato, quali sono le nuove prospettive future della vostra radio, se sono ancora cosmiche, ma soprattutto, come sta Radio Raheem?

Marco Aimo: Stiamo bene! Ci siamo trasferiti dai Navigli ed è da Dicembre 2019 che siamo in Triennale.

 All’inizio doveva essere una residenza temporanea, poi è arrivata la proposta da parte di Triennale di allungare la permanenza e siamo ancora qui.

Sono cambiate anche altre cose rispetto a cinque anni fa, la radio si è ingrandita ed ha preso una forma più strutturata e multiforme con un nuovo sito, una newsletter e tantissime altre cose…

Partendo da un approccio molto essenziale siamo arrivati finalmente ad aprire di più la nostra linea editoriale attivando nuovi tipi di collaborazioni di format radio, serie podcast e molto altro, sempre cercando di sperimentare nuove strade.

L’approccio è sempre quello di cercare di intercettare mondi diversi con l’obiettivo primario di proporre contenuti che si occupino di “scene” o artisti che hanno un pubblico effettivo ma di cui magari nessuno si prende cura.

T: E andando incontro all’apertura non si corre il rischio di perdere di coerenza e credibilità?

M: Nell’aprirsi il rischio è sicuramente quello di perdere il filo rispetto alla linea editoriale, ma è una cosa che bisogna mettere in conto ed è anche l’unico modo per non rimanere cristallizzati.

Poi bisogna considerare che a seconda degli ideali e premesse da cui uno parte, dà forma ad una vera e propria  creatura organica che interagisce con l’ecosistema e prende forme diverse ed impreviste.

In fin dei conti si tratta di rimanere genuinamente curiosi e cercare di accogliere piuttosto che respingere.

T: Parlando di Milano e di quartieri, che differenze trovi tra Sempione e i Navigli? E invece più in generale cosa ne pensi dell’evoluzione di questa città degli ultimi anni?

M:  A parte la differenza morfologica e sociale di queste due zone centrali il vero cambiamento è stato quello di entrare all’interno di uno spazio istituzionale rispetto ad essere in vetrina su strada.

Ora ci manca sicuramente un accesso al pubblico alle persone più diretto cosa che però ci costringe a trovare lo stimolo per uscire dalla radio e creare più eventi esterni.

Sicuramente Milano è una città che ci ha avvantaggiato essendo dinamica e con una forte attitudine al rapporto con realtà internazionali in molti ambiti.

Dall’altro lato è diventata una città dove è molto caro vivere e per questo potrebbe diventare troppo difficile per chi deve avere tempo di creare senza focalizzarsi solo sulla mera sopravvivenza economica..

Il rischio è quello di avere una città molto bella ma una cattedrale da dove molti giovani artisti e creativi avranno la necessità di scappare portandosi però via anche la vitalità e la spinta al cambiamento.

T: La vostra selezione si compone sia di artisti esterni che sono di passaggio in città, sia di local contributor e resident. Qual è il rapporto con la produzione musicale locale? Come mantenere il bilanciamento tra queste due componenti?

M: Mischiare livelli diversi di linguaggio, genere e provenienza è stato da subito il carattere fondativo di questo progetto.

In una giornata possiamo avere contenuti focalizzati su artisti e scene locali e subito dopo un’intervista in inglese ad un artista Australiano.

Contenuti parlati ed altri solo musicali si alternano velocemente e sicuramente potrà sembrare caotico ma per noi rappresenta la normalità di un mondo complesso e variegato.

Spesso ci sono anche incontri e collaborazioni artistiche che nascono da questo magma.

Per descriverti meglio il nostro approccio in merito io uso spesso l’esempio della torta a strati: uno strato riguarda la cura e i rapporti con la scena locale, mentre un altro strato, indipendente ma comunque parte della stessa curatela, riguarda l’attenzione e l’inclusione in palinsesti di guest e realtà internazionali. Qui entra in gioco quella che io chiamo “curatela diffusa”: l’obiettivo è di intercettare realtà locali a distanza dandogli spazio sui nostri canali in modo tale da farle entrare in contatto con il nostro pubblico. 

Ad esempio adesso stiamo collaborando con un gruppo di artisti di  Caracas e partirà una trasmissione da li.

Contatto in questo caso attivato da Godugong che è un nostro resident.

 

T: Come siete evoluti a livello di approccio per portare avanti la vostra attività? Avete cambiato formula?

M: Abbiamo sicuramente imparato a diversificare: crescendo nel tempo abbiamo incontrato la necessità di sviluppare diversi approcci che permettono il sostentamento della nostra radio. Questi approcci possono essere rappresentati da un’altra metafora che mi piace, ossia la sedia a quattro gambe: una con le istituzioni, una di community, una con i brand, e la quarta la stiamo ancora cercando – ride, NdR. L’idea è di gestirsi in questo modo facendo piccoli aggiustamenti di volta in volta, che ti permettono di portare avanti i progetti senza grandi stravolgimenti. Una cosa che sicuramente non è cambiata è la cura e il dettaglio che mettiamo nel seguire tutto quello che facciamo a costo magari di farci scappare qualcosa e fare di meno. Cerchiamo di uscire dall’ottica della schiavitù del primo arrivato alla news, e piuttosto quando notiamo l’uscita di un nuovo fenomeno preferiamo arrivare un mese dopo ma curando di più il contenuto che lo riguarda. Abbiamo sempre prediletto una costruzione lenta e organica.

T: Prospettive future: progetti in canna? Questo nuovo 25 AV?

M: 25AV è il nostro ultimo progetto che in un certo senso riassume buona parte di quello che ci siamo detti finora: è una nuovissima piattaforma digitale che ha come obiettivo la promozione e la diffusione di nuove opere audiovisive e dei suoi artisti – 25AV è un progetto in collaborazione con Kiosk Radio da Bruxelles e Radio 80000 da Monaco, ed è cofinanziato dal programma Creative Europe dell’Unione Europea. Music producer e visual artist europei avranno la possibilità di partecipare al bando formando delle coppie per la produzione di contenuti audiovisivi. Unico vincolo: gli artisti devono avere sede in paesi diversi dell’UE. Scadenza il 23 ottobre, NdRIl gioco è quello di spingerli a cercarsi e trovarsi a distanza, per formare la prima e vera piattaforma transnazionale nel suo genere – Per gli artisti selezionati sono inoltre previste una serie di attività offline, tra cui performance conferenze e mostre nelle tre città delle radio che hanno organizzato il progetto, NdR

In un certo senso questo progetto è la massima realizzazione di quello che è il nostro lavoro da sei anni a questa parte, in quanto permette di fare da ponte tra realtà distanti ma con una dimensione locale, che spesso equivale a indipendente. Idealmente potrebbero esserci anche risvolti futuri inaspettati, ma questo è tutto in divenire.