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Mike Lennon

In occasione dell'uscita del nuovo album Itasian, abbiamo fatto due chiacchiere per parlare di Asian Shaming e città

quartiere Chinatown

Written by La Redazione il 25 February 2022

Foto di Leonardo Russo

Mike Lennon torna con un nuovo progetto discografico a tre anni di distanza dalla pubblicazione del suo primo EP, “ASIAN”, che lo ha consacrato come primo esponente asiatico nella scena rap italiana. In questi tre anni Mike è cresciuto molto, si è sposato, ha maturato una maggior sicurezza di sé ed è ora pronto a raccontarsi con questo nuovo progetto. Noi di ZERO lo avevamo già incontrato durante uno dei nostri Club ZERO, in Triennale, momento nel quale si è esibito sul palco del Giardino, ora in occasione di una curiosa azione di guerrilla per le strade di Sarpi e l’uscita del nuovo album Itasian (Carosello Records), l’abbiamo rincontrato per farci dire di più.

 

Ti abbiamo conosciuto sul palco di uno dei nostri club zero, in occasione della kermesse per chinatown. poche presentazioni, ma musica, e adattissima per il pubblico e il quartiere. ora ricominciamo dalle basi: chi è mike lennon, perché si chiama così, e com’è che hai cominciato a scrivere e cantare la tua musica?

Sono un italiano figlio di vietnamiti, tutti mi hanno sempre chiamato Mike. Volevo che il mio nome d’arte avesse anche un cognome ed essendo il mio primo amore musicale i The Beatles, ho deciso di chiamarmi Mike Lennon, Vuong Duc Loc: Michael non suonava così bene. Ho iniziato a cantare e registrarmi a 15 anni in camera e poi mi sono costruito uno studio in garage dove ci ho lavorato per 8 anni.

Chi sono i tuoi riferimenti? Che cosa ascolti?

Non ho riferimenti particolari, se non Kanye West che reputo l’unico vero artista che ha cambiato la nostra epoca e generazione, oltre a lui ascolto tanta musica di molti generi diversi, mi piace molto Aminè, ovviamente Drake, Ed Sheeran, Post Malone, Oliver Tree, per le cose nuove, Bee Gees, Beatles, Elton John, Lauryn Hill, Marvin Gaye per le cose retrò. In generale tutto ciò che è pop ma anche urban, stiloso, potente, unico.

Da artista di seconda generazione, è chiaro lontano un miglio che uno degli obiettivi è quello di giocare e scardinare l’asian shaming attraverso la musica. Com’è che l’arte scardina pregiudizi e stereotipi, e quanto è difficile sollecitare queste corde?

Odio la parola seconda generazione perché non fa altro che creare ancora più divisione. Sono nato in Italia, lavoro con persone che vivono a Milano e nessuno ci è nato, eppure non li chiamiamo artisti di seconde città. Questo per dire che questa definizione a parer mio non ha più senso, in un’epoca in cui tutti viviamo e conviviamo in quartieri con razze e culture diverse. L’asian shaming come qualsiasi shaming si combatte facendo cose, mettendosi in gioco anzichè far finta di niente. Si combatte palesandosi per chi si è esattemente come siamo senza filtri e mezze misure, essendo orgogliosi di chi siamo a prescindere dal colore dal nostro aspetto.

Come spiegheresti il pregiudizio e il razzismo a mia nonna?

Accendendo il televisore.

In occasione dell'uscita del tuo nuovo album “Itasian” ti abbiamo visto alle prese con un'azione di guerrilla marketing nel mezzo del quartiere sarpi. Bella visibile, ironica e perché no aggressiva. Com’è che è nata l’idea per questa operazione? Ce la spieghi?

Nessuno voleva approvare il mio claim “cazzo piccolo, palle grandi” che cito nel brano “oke oke” con g.bit, poichè lo ritenevano politicamente scorretto, ma sanno tutti che gli asiatici vengono spesso denigrati per le dimensioni tanto quanto avviene con le persone di colore o come avviene per le persone in sovrappeso, tutti. Perciò ho deciso di costruire da solo con l’aiuto di alcuni miei amici, tra cui l’artista Giannudo, il mio cartellone.

Cosa troveremo tra le tracce di “Itasian”?

Gli ultimi miei due anni difficili, tutto quello che non ho detto prima. Il Mike prima del matrimonio, solo e insicuro.

Quali sono i posti che frequenti in città, e qual è il tuo quartiere?

Se esco di solito vado in montagna, al lago o da qualche parte in mezzo alla natura se resto in città rimango in studio, Chinatown, il Rocket ogni tanto.