Ad could not be loaded.

Momoka Banana

La principessa high-tech, gialla fuori e bianca dentro

Written by Federica Amoruso il 1 February 2022
Aggiornato il 31 January 2022

Momoka banana, la principessa high-tech gialla fuori e bianca dentro. La reginetta Kawai del debunking dall’accento romano che smonta pregiudizi e fake news un reel dopo l’altro, e che dalla pandemia ha creato una community attorno alle narrazioni della Cina.

«la gente si fida di me e ho una responsabilità, devo fare un grande lavoro di fact-checking e comparazione delle fonti.»

Ciao Momoka, come stai? Prima di tutto, domande di rito: chi sei, cosa fai?

Ciao! Io bene, tutto a posto e devo dire di aver davvero iniziato bene l’anno, anche grazie a questa collaborazione con Gorillas – che mi piace un sacco (e io sono molto selettiva in materia).

Il mio nome può essere misleading perché mi faccio chiamare Momoka, nickname che deriva dal fatto che mi piacevano gli anime quando ero ragazzina (e mi piacciono ancora), ma in realtà il mio nome anagrafico è solo italiano ed è Linda. I miei genitori hanno scelto così perché per i documenti è più semplice aver solo un nome, piuttosto che il doppio nome italocinese – come accade spesso. A Momoka poi ho aggiunto “banana”, che in realtà nasce come dispregiativo. Banana indica una persona gialla fuori e bianca dentro, proprio come tutti quelli di seconda generazione come me, che hanno genitori asiatici ma sono nati e cresciuti all’estero. A livello di mentalità e vissuto sono e mi sento italiana. E per quanto riguarda “banana” me ne sono riappropriata perché fa parte di me e della mia identità, facendolo passare da dispregiativo a punto di forza. Dico “dispregiativo” perché tanti miei connazionali non vedono di buon occhio il non essere “cinesi dentro”… Ma alla fine mi faccio chiamare così da un sacco di tempo e mi sento tale. Penso descriva molto bene la mia condizione e quella di tante altre persone come me.

Per quanto riguarda il cosa faccio, sono una content creator. Ho intrapreso questo percorso perché sono una persona davvero molto comunicativa (pensa che ho iniziato fin da subito con msn).

Io ero drogata di last.fm, penso di essermi fatta i primi amici così... Qual è il tuo background e come hai iniziato a far video, a raccontarti?

Sì sì, io pure! Anzi, il mio primo seguito, pensa, l’ho avuto grazie ad Ask.fm. Tutto è nato così, all’inizio parlavo solo della mia vita personale e mi arrivavano un sacco di domande incuriosite sulla Cina. Ma anche insulti: stereotipi, rigurgiti razzisti… lì mi si è accesa la lampadina e ho pensato che ci davvero tanta ignoranza sulla Cina (anche non per cattiveria). Quindi mi son detta: adesso prendo le redini del gioco e inizio a parlarne. E mi fa molto piacere vedere quanta gente è interessata, quanta curiosità ho suscitato. Su Instagram all’inizio ho fatto più fatica, perché preferisco scrivere e all’inizio era tutto solo immagini. YouTube lo adoro, è forse la mia piattaforma preferita, ma ci metto davvero troppo a girare e post-produrre un video, preferisco il riscontro immediato. Ma ci tornerò presto. Al momento però mi sto dedicando a finire il mio percorso di studi, in media studies, e a tenermi almeno un minimo di vita sociale.

Qual è stato il momento in cui hai capito che grazie alla tua narrazione era nata una vera e propria comunità attorno a te?

Devo dire che è stato proprio il covid a impattare sulla mia community e sulla forza della mia presenza online. Mi sono davvero incazzata a inizio pandemia: giravano moltissime fake news e in particolare sulla comunità cinese, motivo per cui ho iniziato a essere ancora più attiva a riguardo, per smentirle. E presto, molte persone hanno iniziato a scrivermi per dirmi che si fidavano di me, che apprezzavano il modo in cui facevo dell’informazione, buona informazione. Ma più cresce il pubblico e più me viene l’ansia: la gente si fida di me e ho una responsabilità, devo fare un grande lavoro di fact-checking e comparazione delle fonti. Un esempio pratico: mi scrivevano molte persone chiedendomi un parere sui messaggi di WhatsApp che circolavano a inizio 2020 (ma ce li hai presente i messaggi assurdi che circolavano allo scoppio della pandemia?) e lì ho capito quanto il mio operato fosse fondamentale e utile per tutti quelli che ascoltavano la mia voce mentre debunkavo le fake news sulla Cina. All’inizio volevo semplicemente parlare a quel migliaio scarso di follower che avevo ai tempi, e da quella crescita esponenziale ho capito quanto ci fosse bisogno di una figura come la mia, e quanto mancasse nel panorama digitale. Quando fai qualcosa di utile, funziona.

E sicuramente sarai stata preziosa nell’interpretare i decreti... io ho il ricordo stampato nella mente solo del celeberrimo piedino del quadro alle spalle di Conte.

Eh, certo, non si capiva niente! Tutti a chiedermi: ma quindi posso uscire dal comune? Quindi posso andare al bar? Al che ho iniziato a studiarmi a fondo ogni singolo decreto per rispondere a tutte le persone che mi tempestavano di domande ogni giorno.

Mentre guardavo uno dei tuoi ultimi video ("le foto che se fa mi padre”, capolavoro alla Fratelli Coen) ho provato una forte empatia (ingiustificata) perché mio padre ha lasciato la Calabria più di 30 anni fa e non fa altro per parlare di quello: quando poi ci torna, si lamenta di tutto. Com’è andato il tuo ultimo viaggio in Cina?

Verissimo, mio padre sarebbe un personaggio perfetto per i social. L’ultima volta in Cina è stata nel novembre del 2019, adesso è praticamente impossibile tornare. Mi è andata davvero bene, proprio di striscio non mi son beccata nessun guaio.

È stata anche la prima volta da sola, di solito visito le nonne assieme a madre e sorella, in un paese piccolo (che fa ridere, perché “piccolo” in Cina vuol dire comunque una città enorme per l’Italia). Il mio viaggio-tipo in Cina è un po’ come quello di chi va a visitare i nonni giù al Sud. In quel periodo però un amico Youtuber era diretto a Shanghai e ne ho approfittato (penso che viaggiare da soli sia fantastico ma io sono completamente sprovveduta), ed è stato stupendo. Non ero mai stata a Shanghai e l’ho amata. La cosa che più mi stupisce della Cina è che ogni volta che ci torno, è tutto completamente diverso… qui a Roma ci vogliono cinque anni a riempire una buca e ogni volta che vado in Cina nello stesso lasso di tempo ci sono dieci nuovi grattacieli. Sicuramente la gentrificazione che ne consegue è un fenomeno negativo, ma da italiana è stupefacente vedere cambiamenti a quel ritmo.

A proposito di Cina, ci avviciniamo al Capodanno Cinese. Lo festeggi? Aneddoti, ricordi a riguardo?

In Cina mi è capitato di festeggiarlo solo quando avevo otto anni, quindi, ahimè, ricordo poco. Qui a Roma l’ho festeggiato nella Chinatown romana, sì! Ovviamente i festeggiamenti sono molto simili a quelli della Chinatown milanese. Questo sarà il primo anno che ri-festeggeremo perché nei due anni passati non è stato celebrato, soprattutto per solidarietà alla situazione pandemica in Cina. Le due danze tipiche sono quelle del leone e del dragone, e ovviamente dipende dai finanziamenti a disposizione: quando sono importanti, gli spettacoli sono pazzeschi. In Cina sono fissati per le lotterie, che agli eventi cinesi non possono mancare. E poi ovviamente il cibo. È così che si uniscono i popoli.

A proposito di cibo, leggo che i tuoi genitori hanno un ristorante… Hai qualche ricetta del cuore per il capodanno cinese da passarci?

I miei sono arrivati qui trent’anni fa. E hanno aperto il tipico ristorante “occidentalizzato”. Io sono cresciuta stando al tavolo del ristorante a disegnare, finché a 18 anni non ho iniziato a lavorarci tutte le sere, è stata un’esperienza molto impattante. Capita anche a noi di cucinare i cibi tipici del Capodanno cinese, portate che hanno tanto a che fare con la relazione tra piatto e parole, e il loro significato: una torta tipica del Capodanno è una specie di gnocco gigante il cui nome vuol dire proprio “buon anno”!  C’è anche un piatto tipico a base di pesce il cui nome richiama i risparmi e gli spaghetti di lunga vita… insomma, tutto legato a questo tipo di immaginari, propiziatori. Poi essendo la Cina immensa le tradizioni sono moltissime. Un’altra usanza simpatica è quella di preparare dei ravioli tipici di cui uno è farcito con una moneta… sperando di non spaccarti i denti, dovrebbe portarti fortuna.