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Una canzone d‘amore per la strage di Ustica: intervista a Simona Bertozzi

Written by Guendalina Piselli il 23 July 2020

Sono passati quarant’anni dalla Strage di Ustica. Per celebrarne l’anniversario, continuare a costruirne la memoria e per chiedere, ancora oggi, una risposta politica e sociale, la rassegna Attorno al Museo ha proposto al pubblico quattro serate di teatro, musica, danza e poesia proprio di fronte al Museo per la Memoria di Ustica. Tra gli spettacoli proposti venerdì 24 luglio debutta a love song, il nuovo progetto di Simona Bertozzi ideato e realizzato insieme a Marcello Briguglio. Una performance nella quale la danza di Daniele Albanese e della stessa Bertozzi incontra la voce di Angela Baraldi e le composizioni sonore di Daniela Cattivelli. a love song prende forma nell’avvicendamento di presenze e azioni che, come i frammenti del DC-9, sembrano emergere da una distanza incolmabile. Canti, gesti reiterati e partiture danzate, si susseguono per osmosi e scambio energetico, accostando leggerezza e vertigine, nutriti dal potenziale evocativo di alcune tra le canzoni più popolari dell’estate del 1980.

Abbiamo chiesto a Simona Bertozzi di raccontarci il progetto, una produzione Nexus (compagnia fondata dalla stessa Bertozzi, ndr), dall’ideazione al suo futuro.

 

"a love song" è un progetto ideato appositamente per il 40° anniversario della Strage di Ustica. Come è nato e come si sviluppa?

Il progetto è nato da una riflessione sul tempo: quarant’anni rappresentano la maturità ma al contempo una verità mai maturata, non veramente emersa. Pensare a questa dimensione ha portato Marcello Briguglio e me a riflettere sul contesto: cosa accadeva, in quel momento, nel comune immaginario? E cosa si è strappato? Abbiamo iniziato a indagare quale musica le persone ascoltassero, nell’estate del 1980. Abbiamo ragionato sulla leggerezza di quelle canzoni in contrapposizione alla pesantezza di un immane strappo, di una caduta vertiginosa. Due binari in contrapposizione: sapori sostanziali che hanno mosso la ricerca dei primi materiali e le riflessioni e che hanno condotto la composizione del lavoro nella sua struttura scenica.

Una canzone d’amore…per chi e da chi?

Per quello che si è spezzato, che non è potuto continuare, per coloro che lo hanno vissuto in maniera più diretta e per quelli che, come noi, lo abitano nel ricordo, nella celebrazione.
Da chi? Da parte dei cittadini, di chi partecipa a una memoria che deve rimanere viva. Nel nostro lavoro ciò si traduce evocando una nostalgia che vira verso la contemporaneità: una leggerezza che si spezza e con fatica si ricompone.

Da dove nascono le collaborazioni del progetto e quale sarà il rapporto tra danza e musica sul palco?

Questo quartetto di artisti è stato creato appositamente per a love song: nel delineare la ricerca dei materiali e nel pensarne la composizione, con Marcello Briguglio abbiamo ritenuto che queste quattro autorialità potessero in maniera efficace collimare all’interno del quadro che stavamo immaginando, in quanto ciascuno è portatore una peculiare prospettiva e di un personale vissuto rispetto alla vicenda storica e al progetto artistico. Sono persone che da tempo conosco e stimo, con le quali desideravo collaborare. Con Angela Baraldi ciò era già capitato: sono felice di questa nuova occasione.

La performance avrà luogo nel Parco della Zucca, a pochi passi dall’ingresso del Museo per la Memoria di Ustica che ospita l’installazione realizzata da Boltanski. E’ un contesto che ha avuto in qualche modo un’influenza sull’ideazione di a love song?

L’installazione di Christian Boltanski è una delle opere d’arte più toccanti che io abbia mai incontrato. Sono tornata più volte a rivederla, anche negli ultimi tempi, ogni volta commossa dalla sua potenza e al contempo dalla sua delicatezza. Alcuni elementi di quella installazione hanno ispirato parti della nostra creazione: abbiamo immaginato di farli uscire dal Museo e salire sul palcoscenico.

Pensate lo spettacolo come site e time specific o come un progetto che potrà essere riproposto in altri contesti e in altri tempi?

Sicuramente il lavoro ha una specificità legata al contesto in cui verrà presentato per la prima volta però, per come l’abbiamo immaginato e strutturato, potrebbe avere anche un allestimento teatrale ed essere presentato anche al di là di questa importantissima ricorrenza: il sentimento di nostalgia e di ri-attualizzazione che lo caratterizzano lo rendono aperto anche ad altre possibilità di presentazione.