Chiamatelo come vi pare: ciauscolo, ciabuscolo, lu ciausculu o “cibusculum”, ovvero “piccolo cibo”, ma resta sempre l’orgoglio delle terre maceratesi. Prende il nome dal budello gentile e naturale (‘ntillu ciusculu) del maiale, con cui si insacca l’impasto, costituito da polpa di spalla, rifilatura di prosciutto, lonza, pancetta e cotica, tritati e uniti a pepe nero, sale, vino e aglio. Si prende e si spalma sul pane, meglio senza coltello, “così tenero che si taglia con un grissino”. Così profumato che ti riempie casa. Quante volte ho messo su l’acqua per la pasta e poi l’ho spenta, perché ero sazio dopo aver spizzicato troppo ciauscolo. È considerato lo spuntino per chi si metteva in viaggio nei tempi che furono. Una sorta di vidimazione dello stomaco. Io lo porto sempre con me. Anche nei miei viaggi. Pronto all’uso. Come vado fiero del mio salame!
Sat 15.08 – Mon 30.11