Per la serie “del maiale non si butta via niente”, ecco che uno dei termini più dispregiativi della società contemporanea (“Porco!”) diventa magicamente, a contatto col palato, una delle cose più prelibate. Ed ecco che dal lardo di Colonnata al lard d’Arnad, la ciccia diventa un qualcosa da paragonarsi al caviale o al tartufo. Quasi un’essenza a volte, quando lo adagi sul crostino caldo d’ordinanza e, con nonchalance e classe sopraffina, si fonde diventando un tutt’uno col suo letto di morte. Quindi affettati a volontà per quattro giorni di degustazioni del terzo e quarto tipo. Eh sì, perché a forza di assumere carni altrui è come se ci si trasformasse, piano piano, nell’animale consumato. Fieri di essere porci.
Thu 23.08 – Sun 26.08