Negli ultimi anni alcuni dj e producer partenopei – per lo più gravitanti attorno all’etichetta house Early Sounds – si sono allontanati dal circuito più rigidamente clubbistico per approdare felicemente sugli sculettanti lidi figli del napoli groove 70/80, quello della Stop Bajon di Tullio De Piscopo per intenderci. I tre Mystic Jungle Tribe (Mystic Jungle, Whodamanny e Milord) sono quasi un “supergruppo” di questa scena: circondati da synth, sampler e drum machine, si lanciano in jam ritmiche che suonano come se Theo Parrish fosse cresciuto nella solare e caotica Napoli, invece che nella fredda e tecnologica Detroit.
La genuina ruvidezza cittadina (da savana umana) spesso assente in molte laccate produzioni balearic, viene liberata in un ammaliante psichedelia mediterranea, tra concept su relax mistici a Capri, sul Sole sun-raesco o sul Plenilunio. È così che i Mystic Jungle Tribe riescono a ipnotizzare: momenti di astrazione quasi “fourth world” e poi bombardamenti jazz-funk dallo swing micidiale.
A seguire salirà in consolle Francisco, uno dei pochi dj che dopo anni di frequentazione di club ancora tollero. Un po’ perché è un sistema fatto di molti egocentrici e machisti e quindi non sono persone che voglio particolarmente conoscere, un po’ perché il rapporto tra djing e musica può essere anche molto sterile, considerando che il significato sociale dei club sta pian piano scomparendo (la proliferazione della musica elettronica è un’altra cosa). Francesco De Bellis aka Francisco aka Jolly Music aka L.U.C.A. l’ho conosciuto qualche anno fa a Roma ed è stata una folgorazione.
Oltre a essere una persona umanamente ricca e piena di racconti di vita incredibilmente divertenti (che espone in romanaccio gesticolando con un anello d’oro al dito) è un vero artista, nel senso di uno che non potrebbe non dedicare la sua vita alla musica. Dj ma anche produttore, il suo omaggio sonoro comprende esperienze e interessi accumulati dai favolosi anni 90 fino a oggi e che fanno di Francesco una colonna portante della musica italiana. House, disco, derive kitsch, techno e musiche da colonna sonora, c’è sempre un pizzico personalissimo di ironia, di ampia visione e di immaginazione nei set di Francisco, che alleggeriscono l’aria e ti ricordano l’importanza (anche sociale) di una festa.
Scritto da Marco Caizzi + Chiara