La memoria ritorna al tempo dell’infanzia, quel territorio che lascia il suo segno indelebile e attraversa i confini di un universo-terra dove è possibile spostare i bordi e ricomporli.
Mariana Chiesa ci invita a indagare su miti, immagini e carnevali. Il gusto per il tessuto e per il cucito – l’ereditarietà di una tradizione di famiglia acquisita dal nonno materno – è presente nella serie Almazuelas migranti, dove anche la possibilità di bucare la stoffa e di unire pezzi rende omaggio a questo carattere intimo e domestico, legato alla produzione delle donne.
Sotto forma di manifesti poetici e visivi, testo e immagine coesistono e dialogano, mettendo insieme una specie di libro murale immaginato.
Le guerre e le loro conseguenze, le migrazioni di massa, lo status di rifugiato o esiliato, la violenza contro le donne, enumerano un bisogno di narrare, una consapevolezza che provoca un tremore.
E come l’imbastitura della sarta della memoria, ogni pezzo fiammeggia, potente, per comporre un insieme di mondi dispari.
Inaugurazione: 2 aprile h 17
Scritto da L.R.