Robert Hood è un veterano della techno, ma, soprattutto, è riuscito nel corso degli anni a mettere a punto la sua ricetta perfetta per far muovere chiunque: una ricetta in cui la cassa in 4/4 è un metronomo militante di cui si abusa con grazia, mentre le melodie house e gospel scivolano via in sequenza a dir poco naturale.
I set di Hood sono un moto perpetuo in cui gli accordi salgono delicatamente, per poi essere filtrati fino alle loro frequenze più cupe e minacciose, simultaneamente in aumento e in caduta. Infatti la genialità del producer americano può essere spiegata anche attraverso questo sali e scendi in grado di portare da un disco all’altro senza rendersene conto. Ripartire dalle basi è un imperativo fondamentale, soprattutto se sono quelle di Robert Hood: uno che con le sue produzioni è stato in grado di colmare il divario tra la sensazione scheletrica della prima techno anni Novanta e una parte dei nuovi suoni dell’elettronica. Stanotte ne avrete la riprova assoluta.
Scritto da Fabrizio Melchionna