Bella gatta da pelare quella della trap. “Piace”/”Fa orrore”. “Ci stanno in fissa solo i ragazzini”/”No, anche i trentenni la postano”. “È solo musica per svoltare perché ora va di moda”/”No, è una voce generazionale”. “Sì, ma il rap che mi ascoltavo io…”/”Ecco i vecchi che si comportano come i matusa che contestavano da giovani”. Rivoluzionari, conservatori, e anche democristiani che danno un colpo al cerchio e uno alla botte.
Il dubbio di non avere gli strumenti (generazionali) per parlarne, in quanto persona nata ancora prima dell’esplosione di Chernobyl, è venuto anche a me. Però, forse, si può inquadrare la faccenda da un’altro punto di vista, aperto a tutti: quello musicale. Infatti, mentre l’immaginario trap – e quindi i testi – sono rimasti sostanzialmente ancorati al mondo gangsta – e qui potremmo parlare per ore di quanto possa essere credibile o meno portare quell’immaginario al di fuori del contesto in cui è nato, o di quanto il suo update con treccine colorate e tatuaggi sugli zigomi sia ai limiti del freak show -, nella musica è cambiato molto rispetto al rap d’antan.
Anzi, si può dire che ci si è ritrovati in una terra di nessuno, senza regole da seguire, dove si è gettato a capofitto chi voleva scrivere musica “nuova”, buttando giù idee forse ancora mai proposte. La buona notizia che arriva della trap – anche quella italiana – è che ha fatto emergere e consolidare una scuderia di produttori di tutto rispetto e, con tutta probabilità, saranno loro a orientare quello che ascolteremo nei prossimi anni, dal pop fino alla traccia da 1.000 ascolti. Tra questi Sick Luke c’è ed è pure in prima fila, perché ha un talento che è difficile non riconoscere. Stasera avrete l’occasione per fare un viaggio nel suo mondo sonoro: sarà un set caciarone, di ballo e d’intrattenimento, ma a buon ascoltator…
Scritto da Nicola Gerundino