Il 1974, l’anno in cui Yona Friedman diede alle stampe Utopie realizzabili, era anche l’anno in cui, tra le altre mille cose, un pensatore anarchico come Colin Ward ripubblicava un testo chiave di Kropotkin, Campi, fabbriche, officine, e a New York si teneva la mostra Anarchitecture, a opera dell’omonimo collettivo artistico formato da Gordon Matta Clark, Laurie Anderson, Richard Nonas, Tina Girouard, Carol Goodden, Suzanne Harris, Richard Landry, Jene Highstein e Bernard Kirschbaun.
Insomma, le utopie moderniste in campo architettonico e urbanistico erano in questione, e gli artisti, i sociologi, i filosofi, gli attivisti politici si accanivano contro la rigidità, la burocratizzazione, la cecità di quelle visioni utopiche per le masse. Un’occasione come questa che ci offrono Massimo e Francesca Minini per esplorare l’arte di Friedman non va sprecata.
Scritto da La redazione