La Fondazione Trussardi è sempre sul pezzo: il COVID blocca il mondo intero, e Beatrice Trussardi con Massimiliano Gioni decide di intervenire al Lazzaretto, simbolo potente se mai ce ne sono dell’epidemia di peste a Milano. L’artista chiamato per l’occasione è Ragnar Kjartansson, malinconico islandese amante della ripetizione estrema.
Dal 22 settembre al 25 ottobre 2020, ogni giorno, cantanti professionisti si alterneranno, uno alla volta, all’organo della Chiesa di San Carlo al Lazzaretto – detta anche San Carlino – per eseguire un etereo arrangiamento della celebre canzone di Gino Paoli, Il cielo in una stanza, che si ripeterà ininterrottamente per sei ore al giorno, come una ninna nanna infinita.
“In un certo senso – dice Kjartiansson – la canzone è un’opera concettuale. Ma è anche una celebrazione del potere dell’immaginazione – infiammata dall’amore – di trasformare il mondo attorno a noi”.
Lungi però dall’incoraggiare a trarre facili conclusioni dalla sua opera, Kjartansson mette tutti in guardia sulla natura dell’arte. Per essere arte, bisogna che sia rigorosamente inutile. Se diventa propaganda, cessa di essere arte.
Scritto da Lucia Tozzi