Era un giovedì sera qualsiasi, cercavo musica sul web e mi sono imbattuto in un live set di Octo Octa al Sónar. Dire ipnotico è un eufemismo. I suoi capelli lunghissimi si muovevano come dei tentacoli pronti ad annientare il dancefloor e a catturare le sue prede.
La storia di Maya Bouldry-Morrison è molto attuale: si parla tanto di gender e delle sue molteplici sfaccettature attraverso talk, studi e approfondimenti, ma c’è chi come lei ha scelto di utilizzare la musica salendo sul palco e scardinando tutte le sovrastrutture. Maya Bouldry-Morrison è tra i pochi dj e producer ad aver portato in alto la bandiera della sua transizione, senza pretese e con tanta sincerità, accompagnando e facendosi accompagnare dai suoi ascoltatori che hanno vissuto con lei il suo coming out. Come? Mettendosi in una posa plastica e sbattendosi su un letto per la copertina del suo “Where Are We Going?”: una scelta diversa dall’estetica che domina l’underground ma che allo stesso tempo rispecchia tutte le caratteristiche di protesta di cui la musica si fa portavoce.
Maya Bouldry-Morrison è una comunicatrice che, attraverso la musica, racconta una storia che è sua ma allo stesso tempo di molti. Il suono è tutto il contrario di ciò che ti aspetti: house music dritta, senza fronzoli, paillettes o boa di piume. Octo Octa demolisce la pista a colpi di messaggi di libertà, tra una carezza e un vaffanculo. Cari house lovers, questa serata non potete proprio perdervela.
Scritto da John Russo