Tra i momenti del Natale, tra i regali che passano per la testa ad amici e parenti, il nuovissimo studio Ten Thousand Feet – nel pieno dello spirito del design natalizio goliardico ma sapiente su quel che sceglie pertenergli – apre il suo pop-up di bong e pipette d’autore invitando Weed’d: giovanissimo brand di “design-centered smoking Objects” rigorosamente ceramici con fior fior di designer di rilievo nazionale e internazionale dediti alla progettazione della sacrosanta e rinomata convivialità tribale del fumo. Ed ecco allora la sinuosa pipetta del Bonanni e il bong architettonico che riassembla i ricordi bambini dei Lego, il bong ceramico di Chiave la cui scultorea “X” ha indubbiamente preceduto il rebranding fumaiolo di Twitter, il manicotto fumabile dei Cara / Davide, il tubo-bong in piegatura lisergica del Sommella, il vaso-bong con steli fumabili della Casadei e il cono-bong di Veress, quello che più degli altri rassomiglia i bong consuetudinari.
Troverete anche porta cerini usabili come impastiere, e birrette gratuite perché idratarsi fa bene e la birra è indubbiamente meglio dell’acqua. Oltretutto, come ogni fumatore ben saprà, c’è un gioco su tutti che innesca lo sprofondamento massimo dello spirito, provocando l’acuirsi dell’attenzione che imbambola ogni pensiero: gli scacchi, ragion per cui quelli di Weed’d hanno prototipato una scacchiera dai quadrati sghembi con tanto di bong e pipette al posto di figure e pedoni. Scacchi: gioco immersivo, tanto che è particolarmente illuminante (e complicato) giocare sul serio in quelle situazioni. Lì il tempo passa altrimenti. Si racconta che per arrivare al medio gioco occorra circa un’ora, il che rende ogni partita pressoché infinita per il pubblico ma conduce ogni giocatore a un grado di consapevolezza superiore, quasi-cosmica, dove ogni mossa è analizzata e percorsa in ogni sua possibilità, ogni suo sviluppo, ogni sua possibile realtà, ogni-tutto, onnisciente, quei là dove le cause sono tutte comprese, dove le verità causali del mondo, i suoi ordini e i suoi inizi, i suoi scaturimenti, son colte ma non dicibili per le labbra impastate. Scusate il sermone, ma abbiamo esperienza di quanto appena detto.
Questa proposta ci dice qualcosa su Ten Thousand Feet? O Ten Thousand Feet ci dice qualcosa sul mondo del design?
A tali domande Pensiero Profondo, macchina cerebrotica suprema del capolavoro di Douglas Admas, avrebbe risposto aggiungendo uno zero al celebre 42: 420 (se non sapete di cosa stiamo parlando vi invitiamo a googlarvelo e per pegno e amicizia e future conoscenze a portare del pandoro da Ten Thousand Feet che apprezzeranno e apprezzerete anche voi, che la fame vien frizionando).
Scritto da Giacomo Prudenzio