Il titolo, diciamocelo, è un po’ fuorviante. Uno si aspetta una sfilata di architetti-artisti, di parametricità, di forme sinuose e autoreferenziali, stile Fuksas e buonanima Zaha Hadid, e invece si ritrova una selezione di architetti engagés con progetti eminentemente sociali che sembra anticipare la Biennale di architettura “Reporting from the Front” del cileno Alejandro Aravena. Nina Bassoli, la curatrice, e Pierluigi Nicolin, ideatore della mostra, hanno messo in fila una serie di installazioni che ripercorrono coerentemente molte delle ricerche condotte per anni su Lotus: ci sono i francesi Lacaton & Vassal, con i progetti di pura avanguardia sul riuso e la trasformazione dei famigerati Grands Ensambles delle periferie parigine e di altre città. Ci sono gli americani Rural Studio, veterani dell’architettura partecipata e del riciclo, con un ambiente fatto di cartoni riciclati appunto. C’è un bellissimo padiglione esterno in legno del milanese Studio Albori, e un’installazione dei giapponesi di Atelier Bow-Wow, e altri che non vi diciamo.
Scritto da Lucia Tozzi