Ci sono rassegne e festival che esistono, resistono, si rinnovano, senza che quasi ce ne si renda conto, forse per abitudine, più probabilmente per distrazione o bulimia da mode. La Musica dei Cieli è una di queste. Questa del 2024 è addirittura la ventottesima edizione, una cifra da record in una città come Milano che le iniziative culturali tende a sopprimerle nel giro di pochi anni di vita. Forse è stato proprio il suo muoversi sottotraccia, lontano dai riflettori e dall’ossessione del place to be, a garantire la longevità a questa rassegna.
Ma la resistenza al tempo non è l’unica delle sue fortune e forse nemmeno la più importante. Ciò che colpisce de La Musica dei Cieli è infatti la sua capacità di rinnovarsi costantemente: nata come appuntamento dedicato perlopiù alla musica sacra, oggi la rassegna accoglie un programma vasto come l’intera volta celeste, tanto che se si dovesse individuare il suo maggior pregio si dovrebbe indicare soprattutto la sua libertà. Libera dalla necessità di apparire, dall’oppressione degli sponsor e dall’omologazione agli altri cartelloni, la rassegna si apre alle scelte più coraggiose. A partire da una: la Musica dei Cieli è donna. In un programma ricco di proposte diverse, sono le voci femminili a spiccare, a cantare con più forza. La forza corale, come quella del mitico coro delle Voci Bulgare Angelite, la forza rituale delle Deba, 13 donne dell’Isola di Mayotte le cui voci e danze accompagnano i pellegrini che rientrano dalla Mecca attraverso l’oceano indiano. E poi la forza giovanile della nuova Africa di Fatoumata Diawara, la forza meticcia delle Tarta Relena, che mischiano l’elettronica moderna con le tradizioni del Mediterraneo, e dei suoi eterni incroci. La forza fisica, politica, di Sainkho Namtchylak, leggenda del canto tuvano, che a 67 anni non cede un millimetro nel suo impegno contro la misoginia.
Così La Musica dei Cieli torna per un altro anno, per avvicinarci al cielo, regalando un po’ di celeste sollievo ai nostri padiglioni auricolari martoriati dal presente. Se ne avrete voglia, partecipate. Se non vi interessa, se pensate che non vi garantisca l’ambita “visibilità”, rimanete pure a casa o andate altrove. Dal cielo si continuerà comunque a vedere, e a sentire, tutto benissimo. Qui il programma intero.
Scritto da Filippo Cauz