C’è un museo che non custodisce ma espone, non conserva ma racconta. Si chiama Museo Zordan, e nasce dal desiderio di un’azienda di trasformare la propria storia in un’esperienza condivisa. Il volume “Il Museo Zordan. Una nuova concezione di museo d’impresa”, curato da Marco Montemaggi, è il suo racconto per immagini e parole: un viaggio dentro un modo diverso di intendere il lavoro.
Sfogliandolo, si entra in un luogo vivo. Le fotografie dialogano con i testi come materiali in officina, e l’impresa diventa linguaggio collettivo. Qui il museo non celebra, ma riflette: è un laboratorio di pensiero dove il valore si misura in relazioni, non in risultati.
All’atto fondativo c’è stato Attilio Zordan, anima di un’azienda nata nel 1965 come falegnameria a Valdagno e oggi partner dei grandi marchi del lusso internazionale. Dal legno al metallo, dalla tappezzeria alla verniciatura, Zordan ha costruito una rete di competenze locali che veste i flagship store di New York, Parigi e Dubai, portando nel mondo il saper fare veneto.
La Timeline che apre il libro non è una sequenza di date, ma una mappa di connessioni: l’impresa cresce insieme al territorio, dentro un modello di capitalismo civile. A chiudere, tre installazioni — Art for Sustainability, The Power of People e lo spazio bianco del “non ancora” — ricordano che il percorso non finisce mai. “Non si è mai arrivati”, recita il mantra aziendale.
L’architetto Alessandro Basso racconta la nascita della nuova sede come una partizione musicale: tecnica, armonia e improvvisazione che si fondono in un’opera collettiva. La fabbrica, così, diventa manifesto di una cultura del fare condivisa, dove la forma segue la collaborazione.
La Wunderkammer, descritta da Francesca Molteni, è l’esperienza immersiva del museo. Tre capitoli – People, Planet, Prosperity – costruiscono un percorso fisico e sensoriale. People è la coralità del lavoro, Planet introduce il concetto di Sustainbeauty, la bellezza sostenibile come gesto quotidiano, Prosperity è il punto d’incontro tra impresa e mondo.
La vera protagonista è Valdagno, città industriale che ritrova nel museo un nuovo modo di pensarsi comunità.
Zordan oggi è Società Benefit e B Corp, e il museo ne diventa la forma visibile: un’infrastruttura culturale che connette persone, saperi e luoghi. La vera protagonista è Valdagno, città industriale che ritrova nel museo un nuovo modo di pensarsi comunità. Infatti, come racconta l’editore Luca Sossella in un’intervista: “Zordan ha deciso di ripensare la sua organizzazione ispirandosi al modello evolutivo della Teal Organization, teorizzato da Frédéric Laloux. Significa mettere al centro tre principi fondamentali: autogestione, pienezza e scopo evolutivo. In altre parole, hanno scelto di fidarsi delle persone, di dare loro autonomia e responsabilità, di riconoscere che ciascuno porta al lavoro la propria interezza – razionalità, creatività, sensibilità – e che l’impresa, come ogni organismo, ha un suo scopo naturale, che va scoperto e accompagnato, non imposto”. In queste parole si racchiude un universo di ideali e visioni da approfondire e comprendere, per riflettere su come alimentare modelli alternativi di fare le cose. Soprattutto quando coinvolgono intere comunità. La storia di Zordan infatti non è una cronologia di successi, ma una mappa di connessioni: qui l’impresa non avanza per traguardi, ma cresce insieme al proprio territorio.
Il volume si chiude con il progetto fotografico “Ti faccio vedere con gli occhi chiusi” di Elisabetta Zavoli, un viaggio poetico nella valle del torrente Agno vista dal punto di vista di una pianta. Un invito a cambiare prospettiva, a guardare il mondo con occhi diversi.
Il Museo Zordan non è solo un libro d’impresa, ma un atto politico e culturale. Mostra che la produzione può essere anche conoscenza, e che il futuro dell’impresa è cooperativo, non competitivo. Un museo che non custodisce, ma mette in moto.
Da non perdere quindi l’incontro presso ADI Museum in occasione di Bookcity, per approfondire il progetto editoriale Il Museo Zordan. Una nuova concezione di Museo d’impresa, Luca Sossella Editore – art direction di Alessandra Maiarelli. Gli autori e le autrici dialogheranno su tre snodi: la relazione tra storia aziendale e sviluppo locale; la progettazione del Museo e l’ambiente immersivo in cui materiali e pratiche diventano un racconto e un laboratorio dove arte e impresa si confrontano sui temi ambientali e sociali.
Scritto da LR
