Tra tutte le sale, i palchi e i teatri in cui lo spettacolo, nato nel 2009, è andato in scena, c’è un luogo in cui non faccio fatica a immaginarlo: una sera d’estate a Macao, 23 giugno 2013. Alle 21.30 in viale Molise è sicuramente buio, ma è una di quelle sere di inizio estate in cui Milano, anche di notte, rimane luminosa. E nelle sale dell’ex macello, in scena, Irene Serini – splendida, autoironica e brillante, come scrivono le recensioni dell’epoca – racconta Moana Pozzi. Da quella data a oggi, molti eventi hanno attraversato la vita dell’attrice: da cinque spettacoli dedicati a Mario Mieli, fino all’apertura di un nuovo spazio teatrale, Z.I.A. (insieme a Eleonora Paris, Virginia Landi, Francesca Mignemi, Alessandro Balestrieri e, dal 2024, Andrea Centonza). Molti fatti hanno segnato la storia del corpo femminile e del porno in tutto il mondo, e quindi, cosa significa riportare sul palco oggi Moana porno revolution? Non è tanto la vita della Pozzi, né la sua carriera da porno diva, a interessare Serini e Marcela Serli (regista e drammaturga), quanto piuttosto un modo di vivere e di agire: una liberazione e una rivoluzione sessuale, del corpo e del pensiero, che ancora oggi – e probabilmente proprio in questo punto si può leggere la necessità della rimessa in scena – restano da ammirare e imitare, per liberarsi di gabbie e violenze fin troppo presenti.
Scritto da Francesca Rigato