Otto Zoo inaugura la prima personale italiana in una galleria privata di Marion Baruch (Timisoara, 1929) l’artista rumena che, dopo essere stata presentata ad Artissima lo scorso anno attraverso un profondo dialogo con le opere di Maria Morganti, si mette in gioco attraverso una selezione di opere degli ultimi anni. Una selezione affatto semplice, vista l’enorme produzione dell’artista, instancabile lavoratrice, messa in mostra attraverso un allestimento limpido per raccontare un percorso di opere realizzate in fili e tessuti di scarto recuperati dagli atelier di moda. Opere che restituiscono vita a qualcosa che andrebbe perduto e che rappresenta un legame con un “brand” che la Baruch aveva inventato tempo fa, quando si firmava con lo pseudonimo “Name Diffusion”, per sottolineare l’importanza della moda e dell’arte da un punto di vista relazionale e sociale, e non commerciale. “Frammenti di stoffa, a volte trasparente, a volte compatta, vuoti, stati di mancanza, lampi di memoria, si accompagnano figure astratte, forme geometriche, linee grafiche sottili e perfette” – scrive Pasini, curatrice della mostra – saranno i segni che accompagneranno il percorso che richiama artisti che hanno ispirato la Baruch, come Fontana, Melotti, Beuys, Klee o Morris. Marion crea un tributo all’arte attraverso il mezzo del tessuto, che qui definisce nuovi spazi, intricati garbugli di fili e morbide cadute dal muro, sia estetico, sia ancora di rimando sociale, forse un richiamo alle sue prime esperienze milanesi con Luciano Inga Pin.

Inaugurazione 23 maggio alle h. 18:30.