Chi c’era una paio di anni fa al Cobianchi sa già del talento di Michael aka Fort Romeau ai piatti, della sua miscela di house, ambient, kraut, a tratti malinconica, a tratti incredibilmente energizzante. Quando l’ho incontrato, per caso, in una tavolata di dj di passaggio a Londra, gli ho ricordato quella serata e gli ho fatto i complimenti per i recenti lavori in studio. Se i tre ep (“Emulators” su Running back su tutti) prodotti quest’anno sono un’avvisaglia del nuovo album, c’è da aspettarsi un lavoro in linea con i due precedenti, “Kingdoms” e “Insides”, già due raffinate gemme elettroniche. Quando gli accenno la cosa, scuote la testa e arrossisce. Ordina del branzino, “non so ancora se voglio diventare vegano” e timidissimo, se ne sta molto sulle sue. Dopo un paio di bicchieri mi racconta del progetto di comprare casa e trasferirsi a Glasgow, visto i prezzi inaccessibili di Londra; poi mi dice delle sue ultime date in Scozia, sotto le arcate in mattoni del Sub Club. Mi da appuntamento a Milano per gennaio e, finalmente, accenna un sorriso.
Scritto da Raffaele Paria